Il partito Mrf e la sua lealtà alla Bulgaria

di Armando Donninelli

Il Movimento dei Diritti e delle Libertà, la cui sigla è MRF in inglese e DPS in bulgaro, è il partito che rappresenta, prevalentemente, i circa 500mila turcofoni cittadini della Bulgaria, approssimativamente il 9% della popolazione complessiva.
Formatasi all’inizio del 1990, vale a dire in piena transizione democratica e pluripartitica del Paese balcanico, tale forza politica è stata presente in tutte le legislature postcomuniste del Parlamento bulgaro. La sua ideologia di riferimento è quella liberale, aderisce difatti, in ambito europeo, all’Alleanza dei Liberali e Democratici (ALDE).
Fin dall’inizio della sua esistenza, tale movimento politico suscitò il timore che potesse svolgere un’azione destabilizzante nelle zone della Bulgaria ove i turcofoni erano la maggiorana, o comunque presenti in modo consistente. In particolare, si era diffusa la paura che operasse sotto le rigide direttive di Ankara al fine di rendere autonome dalla Bulgaria le zone citate o, addirittura, unirle alla Turchia.
Queste pessimistiche furono però smentite, nei fatti, dalle politiche condotte dal DPS, tutte improntate alla moderazione e al dialogo con le altre componenti della società.
Va evidenziato che all’inizio degli anni 90 del secolo scorso vi era un clima di pesante contrapposizione interetnico in Bulgaria, ciò come retaggio del passato ma anche frutto della propaganda condotta in quel periodo dai nazionalisti bulgari. In tale contesto l’MRF, allora guidato dal suo fondatore, Ahmed Dogan, si adoperò per evitare provocazioni da parte della comunità turcofona e, al tempo stesso, favorire, nei limiti del possibile, un’armoniosa convivenza tra etnie.
La costituzione bulgara del 1991 vietò l’esistenza di partiti su base etnica, ciò al fine di evitare che il dibattito politico fosse guidato dal’appartenenza etnica. In base a questa disposizione la liceità del MRF venne spesso messa in dubbio, ciò in particolare da quei movimenti politici nazionalisti che avevano invece interesse, soprattutto elettorale, a mantener alta la tensione con la comunità turcofona.
Tuttavia, i vari organismi statali chiamati di volta in volta a pronunciarsi sulla liceità dell’MRF si sono sempre espressi in modo positivo su tale forza politica. Ciò in quanto, secondo una motivazione ricorrente nelle varie pronunce, l’MRF avrebbe un programma politico non esplicitamente di carattere etnico, bensì rivolto all’intera società bulgara.
La moderazione dimostrata nel difficile periodo post-comunista, vale a dire negli anni 90 del secolo scorso, fece guadagnare all’MRF una certa credibilità nella vita politica bulgara.
In virtù di ciò entrò nel 2001 per la prima volta in un governo di coalizione, guidato dall’ex monarca Simeone e, nel 2005 fino al 2009, in un esecutivo con una leadership socialista. In quegli anni l’MRF gestì dei portafogli ministeriali in modo complessivamente equilibrato e dimostrando di voler perseguire gli interessi della Bulgaria. Ciò venne percepito anche dall’elettorato che, nelle elezioni legislative del 2009, attribuii all’MRF quasi il 15% dei voti complessivi, vale a dire il miglior risultato ottenuto fino a quel momento.
Le elezioni di quell’anno segnarono il grande trionfo di Boyko Borissov che, a capo di un partito di centro destra , divenne primo ministro. Questo è un momento importante da sottolineare in quanto Borissov è l’uomo che sarà al centro della vita politica bulgara e che condizionerà, in un modo o nell’altro, l’azione delle varie forze politiche, MRF compreso.
Nel 2013 il primo governo guidato da Borissov cadde, ciò a seguito di massicce proteste in ordine all’aumento del prezzo dell’elettricità. In una situazione di profonda tensione sociale e forte crisi economica si formò un governo di colazione tra socialisti e MRF. Tale esecutivo ebbe il coraggio di adottare misure molto impopolari, necessarie tuttavia ad affrontare la pesante crisi in corso.
L’MRF in tale occasione dimostrò di avere un notevole senso dello stato, ciò in quanto avallò misure che, inevitabilmente, lo mettevano in rotta di collisione con buona parte della pubblica opinione. Non a caso i sindacati organizzarono una dura mobilitazione contro il governo, culminata nello sciopero generale dell’autunno di quell’anno. Misura, quest’ultima, che le organizzazioni dei lavoratori non avevano adottato neanche contro il precedente governo di centro destra guidato da Borissov.
Inevitabilmente tale clima di profonda ostilità danneggiò il governo il quale, nell’estate del 2014 fu costretto a dimettersi dinnanzi ad un ostilità sempre maggiore dell’elettorato. Tale vicenda dimostrò tuttavia l’affidabilità dell’MRF, vale a dire una forza politica responsabile su cui la Bulgaria può fare affidamento nei momenti difficili.
Tali considerazioni sono confermate, nonostante alcune eccezioni, dal comportamento complessivo del MRF nelle varie amministrazioni locali cui partecipò. Questo non solo nella provincia meridionale di Kardzhali, dove ha la propria roccaforte elettorale, ma anche in altre zone del Paese ove la sua forza è rilevante. Vale a dire un partito attento ovviamente alle esigenze dei turcofoni ma anche degli altri gruppi etnici. In particolare, nel corso degli anni, è riuscito a stabilire un rapporto di collaborazione con le comunità rom del paese, in passato piuttosto disinteressate alla politica ma ora sempre più vicine a tale movimento.
Gli stessi turcofoni giudicano sostanzialmente positivo l’operato dell’MRF, come dimostra lo scarso supporto delle varie liste elettorali, presentate nel corso degli anni a livello locale, e dirette ad attingere voti da tale comunità.
L’MRF è presente anche nel Parlamento europeo, ciò ininterrottamente dal 2007, vale a dire dalle prime elezioni europee tenutesi nel paese a seguito del suo ingresso nell’UE. Il numero dei suoi rappresentanti oscilla fra i 3 e i 4, a seconda dell’esito delle elezioni che si svolgono di volta in volta.
La politica del movimento a Strasburgo, fin dall’inizio, è stata incentrata sulla tutela delle minoranze e su una forte integrazione europea. La sua attività è stata valutata molto positivamente dal gruppo parlamentare cui l’MRF aderisce, cioè quello dei liberali, ma più in generale dai dirigenti dell’ALDE, come emerge da dichiarazioni fatte da quest’ultimi in passato.
Come riconoscimento del lavoro svolto e del prestigio conseguito, nel giugno del 2021 un parlamentare europeo dell’MRF, Ilhan Kyuchyuk, veniva nominato copresidente dell’ALDE. Indubbiamente un risultato di successo per il partito ma, al tempo stesso, per la Bulgaria che, in generale, non ha molti politici di vertice in ambito europeo.
Alle elezioni presidenziali bulgare del 2021 si è candidato Mustafa Kardayi, l’attuale leader del MRF che ha preso circa il 13% dei voti complessivi ed è arrivato terzo. Si tratta di un importante evento in quanto per la prima volta un turcofono si è candidato alla presidenza del paese in una posizione competitiva. Durante tutta la campagna elettorale Kardayi ha insisto sulla assoluta lealtà del MRF alla Bulgaria e alla sua volontà di preservare la presenza e la cultura dei turcofoni in un contesto di armoniosa convivenza. Si tratta di affermazioni che Kardayi ha ripetuto anche nei colloqui che egli ha avuto con politici e con giornalisti turchi.
Questa candidatura ha suscitato notevole entusiasmo tra i turcofoni bulgari residenti in Turchia, molti dei quali fuggiti dalle persecuzioni degli anni 80 del secolo scorsi. Alcuni di loro hanno la doppia cittadinanza, utilizzata massicciamente in tale occasione per esercitare il proprio diritto di voto nelle sedi diplomatiche bulgare in Turchia. Basti pensare che nelle precedenti elezioni legislative erano stati circa 20.000 tali voti, nelle consultazioni presidenziali sono divenuti 82.000, ovviamente quasi tutti a favore di Kardayi.
Ciò dimostra l’esistenza di un forte legame con la Bulgaria di tale comunità residente in Turchia e di lingua e cultura turca. Tale legame viene mantenuto in vita anche grazie all’azione del MRF che, in un certo modo, funge da ponte.
La storia dell’MRF non è fatta però solo di successi, ma anche di aspetti oscuri. Il fondatore del partito, Ahmed Dogan, è emerso successivamente come informatore segreto del regime comunista, lo stesso che perseguitava in modo violento i turcofoni. Il suo nome è apparso più volte, anche in anni recenti, nell’ambito di scandali legati alla corruzione. Rilevante è il fatto che, anche se formalmente non è più leader del movimento, continua ad esserne una figura assolutamente fondamentale.
Grave è poi la presenza nel gruppo parlamentare di Delyan Peevski, un’importante imprenditore, proprietario di numerosi mass media e soggetto a numerose indagini per corruzione e reati di carattere finanziario. Questa persona, definita da Der Spiegel come “simbolo del sistema oligarchico e clientelare”, ha tradizionalmente un ruolo centrale anche se un po’ defilato all’interno dell’MRF, come dimostra la storia del partito.
Anche se la Bulgaria è uno dei paesi europei con i più alti indici di corruzione, i gravi e ripetuti scandali che nel corso degli anni hanno colpito importanti dirigenti del MRF, hanno finito per intaccarne l’autorevolezza, quanto meno dal punto di vista morale. Ciò anche perché tali dirigenti continuano, anche se in modo poco appariscente, ad avere un potere decisionale rilevante.
Resta comunque il fatto che l’MRF ha operato in modo assolutamente positivo per favorire la convivenza tra etnie, oggi la situazione è nettamente migliore, sotto tale profilo, a quella dei primi anni 90 del secolo scorso. Tutto ciò nel sostanziale rifiuto, da parte del movimento, di influenze esterne e nella fedeltà di fondo alla Bulgaria.