Il ruolo del Qatar. Fra potenza economica, capacità di mediazione e… pasticci

di Ehsan Soltani –
 
Il ruolo che il Qatar ha acquisito negli ultimi conflitti che hanno interessato il Medio Oriente, porta a porsi la domanda di come abbia fatto il piccolo paese del Golfo ad assumere un ruolo così determinante nello scenario politico internazionale, al punto di essere protagonista occulto dei disordini che da due anni stanno interessando l’area ad est del Mediterraneo, del Golfo e del Nordafrica, aumentanto di conseguenza il proprio peso nelle nazioni interessate e  trasformando la capitale Doha in un centro nevralgico della diplomazia.
Il Qatar conta circa 1,8 mln di abitanti ed è una monarchia assoluta con a capo re Hamad bin Khalifa Al Thani, il quale è salito al potere nel 1985 a seguito di un colpo di Stato con il quale ha deposto il padre. Il Qatar confina con l’Arabia Saudita e con gli Emirati Arabi Uniti, mentre le acque toccano quelle del Bahrein; ė grande 11.500 km. quadrati e solo un terzo della popolazione è autoctona, mentre il rimanente viene da fuori. Per quanto riguarda l’ordinamento interno, la Camera dei deputati ha un ruolo di pura consulenza, in quanto i poteri sono in mano al monarca; due terzi dei deputati vengono eletti dal popolo, mentre un terzo è nominato direttamente dall’emiro.
Con l’inizio delle ‘Primavere arabe’ sono stati promessi al popolo cambiamenti, in base ai quali dovrebbe essere concesa entro il 2013 la Costituzione; il proposito è quello di fare del piccolo stato del Golfo un paese modello, avanzato sotto ogni aspetto, e quindi capace di rivestire un ruolo di leadership nella mediazione fra l’area mediorientale ed il resto del mondo, a cominciare dall’Occidente.
Tale progetto si basa sulla potenza economica e sulla preparazione tecnologica, cose di cui il Qatar dispone in quanto detentore di importanti riserve energetiche: nel nuovo sistema mondiale, le aree con valore geo-economico hanno un rilievo maggiore sispetto a quelle con potenza geopolitica ed il Qatar è il terzo paese al mondo con riserve di gas, dopo Russia ed Iran, ed è il più importante esportatore di gas liquido. La tranquillitá interna è quindi elemento essenziale per permettere alla classe dirigente  di progettare il futuro del paese basandosi proprio sulla ricchezza economica. La congiuntura e la conseguente recessione economica globale hanno avuto poca influenza sul Qatar, che così ha potuto continuare la sua crescita fino a divenire uno dei centri economici principali del Medio Oriente, con uno dei più alti redditi pro capite.
Gli Stati Uniti, che in Qatar hanno l’importante base militare di comando Centcom, hanno scelto di riservare al paese mediorientale un legame particolare, anche perchè il tradizionale alleato, l’Arabia Saudita, non ha dimostrato sicurezza nel controllo dell’energia e delle relazioni nel Medio Oriente. Lo stesso Qatar, schiacciato fra l’Arabia Saudita e l’Iran, ha potuto soddisfare la sua necessitá di godere di un appoggio importante, per cui ha accettato di buon grado di prestarsi ad un’alleanza strategica con Washinton e con l’Europa.
Tradizionalmente l’Arabia Saudita aveva un atteggiamento prudente e di non intervento ed anche verso la reazione ai cambiamenti di potere in Medio Oriente non si è dimostrata pronta e misurata alle sue potenzialitá, mentre il Qatar ha sempre cercato di riscattarsi dalla posizione all’ombra del grande vicino. Con lo sviluppo di al-Jazeera, il Qatar è riuscito ad influenzare il mondo arabo-musulmano, spingendo così avanti la propria immagine, cosa favorita anche dal fatto che mai in passato l’emirato era visto in modo negativo dalle masse arabe: nata nel 1996, al-Jazeera è stata ben accettata dalle popolazioni arabe, interpretando una comunicazione ampia ed analitica. Specialmente in occasione delle rivoluzioni della ‘Primavera araba’, questo canale ha dato ampio spazio ai manifestanti ed anche per quanto riguarda i conflitti nell’area, ha tenuto un profilo filo-occidentale; ha spinto per la stabilitá in Libano portando in trasmissione, attorno ad un tavolo, le parti contendenti; al-Jazeera ha dato inoltre ampia copertura alla crisi del Darfur, come pure alla guerre di Israele con Hamas e con Hezbollah. In pratica l’emittente qatariota, accogliendo le varie parti in causa nei conflitti e nelle tensioni, fa ciò che lo Stato non può fare e quindi riflette sulla monarchia il ruolo di mediatore centrale delle parti.
Nel febbraio scorso, a seguito dei funerali del leader tunisino dell’opposizione Chokri Belaid, i media del paese africano hanno tuttavia condannato in modo unanime al-Jazeera, accusata di aver manipolato le immagini e l’audio dei servizi in modo da far apparire come grande un’esigua manifestazione di sostenitori di Ennahda.
Nel silenzio dei media internazionali sulle proteste ed i disordini in Bahrein, al-Jazeera ha prodotto un documentario dal titolo ‘Gridando al buio’ che mostrava la repressione delle Forze di sicurezza nei confronti dei manifestanti, cosa che ha suscitato le vive proteste del governo del Bahrein.
Il Qatar ha sostenuto i Fratelli musulmani ed i Salafiti in Egitto; ha mandato gli aerei da guerra in Libia per contribuire alla sconfitta di Gheddafi ed ha finanziato il Consiglio nazionale di transizione; è stato il primo paese arabo del Medio Oriente che ha rotto il tabù di avere relazioni con Israele al punto di aprire un ufficio commerciale israeliano a Doha; è stato pioniere degli accordi di pace fra al-Fatah ed Hamas; è fra i primi sostenitori di Hamas e dei gruppi palestinesi; ha in progetto di portare l’ufficio di Hamas da Damasco a Doha; ha aperto un ufficio dei talebani sempre a Doha, dove sono in corso le trattative con gli statunitensi sull’Afghanistan.
Per quanto riguarda la Siria, il Qatar è uno dei principali sostenitori delle opposizioni, alle quali manda finanziamenti ed armamenti, ed anche l’idea di inviare osservatori della Lega Araba è arrivata da Doha; con l’aiuto dei propri media il Qatar ha sempre cercato di far passare la crisi siriana per una crisi internazionale alla quale rispondere con una Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e quindi favorire un intervento sul modello di quello impiegato in Libia.
Il 26 agosto 2012 i secessionisti del Mali, i tuareg del Mlna, al-Qaeda Aqmi e Ansar Dine, avevano proclamato l’effimera Repubblica islamica dell’Azawad e subito il Qatar, unitamente all’Iran, si era detto disponibile a dare il proprio riconoscimento alla nuova nazione.
Inoltre il piccolo paese mediorientale ha cercato di intervenire in Marocco ed in Mauritania.
Per il futuro il Qatar potrebbe avere ancora maggiori ruoli nelle mediazioni internazionali, grazie alla sua potenza economica, alla velocitá di intervento in Medio Oriente ed all’allineamento con l’Occidente, ma è proprio l’appoggio ai gruppi radicali di resistenza, in contraddizione con il tentativo di aprirsi a Israele, che potrebbe rappresentare un ostacolo per la piccola monarchia del Golfo. Va anche detto che un’eventuale rientro in scena dell’Arabia Saudita potrebbe compensare se non ridimensionare lo spazio che Doha sta acquisendo nella scena internazionale.