In Occidente c’è chi si dà alla psichiatria. Ma al-Baghdadi ha svegliato i “lupi solitari” e le “cellule in sonno”

di Enrico Oliari –

francia terrorismo grandeIn Francia il terrorismo è una malattia psichiatrica. A stabilirlo non sono luminari del ramo della medicina che si occupa di psicopatologie, bensì le autorità che in queste ore prossime al Natale si fanno in quattro per rassicurare la popolazione in merito ai recenti gesti di “folli” di chi al grido di “Allah akhbar” tenta di compiere stragi.
Eppure basta tornare indietro di poche settimane per ascoltare il leader dell’Isis, Abu Bakr al-Baghdadi, mentre raccomanda ai “lupi solitari” e alle “cellule in sonno” di colpire e di portare il terrore in Occidente: lo ha detto il 13 novembre in un suo audio messaggio, quando ha minacciato che “La marcia dei mujaheddin continuerà finché non arriveremo a Roma”. Anche Abu Muhammad al-Adnani, portavoce dell’Isis, aveva detto in un suo messaggio che “Se non riuscite a trovare una bomba o un proiettile… usate la vostra auto e investiteli”.
Fatto sta che nelle ultime ore la Francia è stata teatro di più attacchi di probabile matrice jihadista: due giorni fa un giovane di vent’anni, un francese originario del Burundi, ha aggredito presso il commissariato di Joué-lès-Tours, nel dipartimento di Indre e Loira, un gruppo di poliziotti gridando “Allah akhbar”: armato di un coltello è riuscito a ferire al volto un agente, ma è stato immediatamente ucciso dagli altri poliziotti “con le armi di ordinanza”, come ha precisato il ministero dell’Interno. L’uomo, Bertrand Nzohabonayo, era conosciuto dalle forze dell’ordine per precedenti di piccola criminalità. Sulla sua pagina Facebook la bandiera nera dell’Isis.
In serata a Digione, capoluogo del dipartimento della Côte-d’Or, un uomo di 40 anni a bordo di un’auto si è lanciato contro un gruppo di persone, anche lui gridando “Allah akhbar”, “Dio è grande”. L’azione ha causato il ferimento di 11 persone, di cui due in modo grave, ma le autorità hanno riferito del gesto di “uno squilibrato”, per questo ricoverato in un ospedale psichiatrico.
E sempre uno “squilibrato” di 44 anni, anche lui gridando “Allah akhbar”, si è scagliato ieri sera con un furgoncino bianco contro la folla a Nantes (Loira Atlantica), ferendo 13 persone, per poi prendere un coltello e suicidarsi con nove fendenti.
Al terzo caso di attacco in poche ore il presidente francese, Francois Hollande ha avvertito che “Serve estrema vigilanza”, ed il primo ministro Manuel Valls ha affermato che “Il rischio terrorismo non è mai stato così elevato”. Tuttavia, ucciso il primo aggressore, sul secondo non c’erano stati dubbi nell’affermare che era il “gesto di uno squilibrato”, con gravi problemi e prontamente portato in un ospedale psichiatrico. Poi, al terzo caso, la teoria dello “squilibrato” è stata messa in dubbio dai fatti.
D’altronde pare proprio che quei “lupi solitari”, quelle “cellule in sonno” si stiano svegliando un po’ ovunque, al netto dei numerosi arresti compiuti dai servizi di sicurezza nei paesi occidentali e delle diverse reti che arruolavano combattenti smantellate in Spagna, Francia, Gran Bretagna e Bosnia: se potrebbe essere davvero il gesto di uno squilibrato il caso di Man Haron Monis, l’iraniano sunnita che a metà dicembre ha sequestrato i numerosi clienti di un bar a Sidney (tre morti compreso il sequestratore), sono certamente riconducibili ad atti terroristici i casi del 22 ottobre, quando il 32enne canadese convertitosi all’islam Michael Joseph Hallm ed altri suoi complici si sono messi a sparare all’impazzata a Ottawa uccidendo il soldato Nathan Cirillo, 24 anni; dello stesso giorno a Montreal, dove il 25enne Martin Ahmad Rouleau, già noto in quanto radicale islamico, ha investito con la sua auto il militare 53enne Patrice Vincent; del 25 ottobre, quando il 32enne convertitosi all’Islam Zale Thompson ha ferito due poliziotti aggredendoli con un’ascia a New York. Il 24 maggio il francese Mehdi Nemmouche, 29 anni, ha ucciso 4 persone al museo ebraico di Bruxelles, in un atto certamente terroristico, mentre a Londra non si contano più gli arresti di attentatori in procinto di colpire.
D’altronde (è bene ricordarlo) l’Isis è una creazione di Occidente, Qatar e Turchia volta a combattere Bashar al-Assad in Siria, senza operare di prima persona: aveva ragione il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif: l’Isis “è un Frankestein tornato a divorare i suoi creatori”. Anche con le operazioni dei “lupi solitari” e delle “cellule in sonno”.