di Alberto Galvi –
Le autorità indonesiane hanno arrestato decine di persone appartenenti a gruppi terroristi jihadisti con l’accusa di complotti volti a interrompere le elezioni presidenziali del prossimo anno. La polizia ha arrestato 59 sospetti e sequestrato armi, materiale di propaganda e sostanze chimiche per fabbricare bombe.
Recentemente gli attacchi dei militanti contro gli stranieri sono stati in gran parte sostituiti da azioni più piccole e meno mortali contro il governo, principalmente polizia, forze antiterrorismo e gente del posto ritenuta infedele, ispirati dagli attacchi dei gruppi dello Stato islamico all’estero.
19 degli arrestati appartengono alla rete JI (Jemaah Islamiyah), che ha legami con al-Qaeda, mentre 40 sospetti sono ascrivibili alla JAD (Jamaah Ansharut Daulah), che ha giurato fedeltà all’Isis; alcuni dei fermati hanno ammesso di far parte di una cellula estremista non strutturata. JJ ha orchestrato gli attentati di Bali del 2002 che hanno devastato un nightclub e un bar sull’isola indonesiana, uccidendo 202 persone.
Gli attacchi sono stati i più sanguinosi della storia dell’Indonesia. La JI è stata bandita da un tribunale nel 2008 ed è stata indebolita da una prolungata repressione dei militanti da parte della polizia antiterrorismo, con il sostegno di Stati Uniti e Australia. Un tribunale indonesiano ha bandito la JAD nel 2018 e gli Stati Uniti lo hanno classificato come gruppo terroristico nel 2017.
La JAD è stata responsabile di diversi attentati suicidi mortali in Indonesia, inclusa un’ondata di azioni nel 2018 nella seconda città più grande dell’Indonesia, Surabaya, dove due famiglie, tra cui ragazze di 9 e 12 anni, si sono fatte esplodere nelle chiese e in una stazione di polizia uccidendo 13 persone.
In Indonesia si voterà in elezioni legislative e presidenziali simultanee il 14 febbraio. Il paese ha avuto elezioni libere e in gran parte pacifiche dalla caduta del dittatore Suharto nel 1998.