Navi iraniane nel Mediterraneo per la Siria

di Giacomo Dolzani –

Risale a pochissimi giorni fa la notizia che due navi della marina militare iraniana hanno fatto il loro ingresso nel Mediterraneo attraversando, dopo aver ricevuto il via libera delle forze armate egiziane, il Canale di Suez.
Si tratta del cacciatorpediniere Naghdi e della nave rifornimento Kharg, che hanno attraccato nel porto siriano di Tartus, mettendo in agitazione le forze armate israeliane, la cui marina è stata posta in stato di allerta, pronta a difendere lo stato ebraico da un eventuale attacco e il cui ministro degli esteri ha chiesto, ancora una volta, alla comunità internazionale ulteriori sanzioni verso Teheran.
Questa non è la prima volta che, dalla rivoluzione islamica del 1979, navi iraniane penetrano nelle acque del Mediterraneo, era già successo infatti nel febbraio del 2011 ed il fatto aveva provocato anche la reazione di Washington, che aveva avvertito le navi di “non intraprendere alcuna azione che possa compromettere la sicurezza”: in quell’occasione tornarono poi indietro senza alcun incidente.
La motivazione di questa prova di forza della marina iraniana è stata illustrata poche ore fa dal canale ‘Allnews Irinn’, spiegando che la missione è finalizzata alla “formazione” della marina miliare siriana, per difendersi da possibili attacchi esterni e, ha dichiarato il ministro della Difesa iraniano Ahmad Vahidi all’agenzia ufficiale Irna, per “rafforzare la presenza dell’Iran nelle acque internazionali, che è un suo diritto naturale, e che costituisce un segno della nostra potenza marittima”.
Questa operazione comincia in un momento in cui il regime di Bashar al Assad è minacciato da forti tensioni interne e sempre più isolato a livello internazionale, e vuole quindi essere un messaggio di amicizia verso il regime siriano, le cui azioni di repressione non sono mai state condannate da Teheran, che anzi, di fronte alla comunità internazionale è sempre stato al fianco della Siria, essendo il suo unico alleato nella regione. L’Iran accusa infatti Israele e gli occidentali di essere responsabili delle sommosse contro il regime di Damasco, per indebolire il fronte dei paesi ostili allo stato ebraico, che Teheran ha promesso di cancellare.