Iran. Elezioni del 14 giugno, Rafsanjani e Mashaei candidati

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RafsanjaniContrariamente a quanto era stato annunciato, il 79enne Presidente del Consiglio per il Discernimento dell’Iran, Ali Akbar Hashemi Rafsanjani, già due volte presidente della Repubblica islamica (1989  – 1997), si presenterà alle elezioni del 14 giugno: la storia lo ha descritto come un conservatore pragmatico e religioso moderato, che fece uscire l’Iran dall’isolamento internazionale e aprì all’economia di mercato. Le sue simpatie riformiste lo fecero diventare inviso alla Guida suprema Ali Khamenei, che ora potrebbe avere qualcosa da temere dalla sua elezione.
Nel 2001 aveva detto alla Bbc: “Se un giorno il mondo islamico si doterà anch’esso di armamento quale quello che oggi possiede Israele, allora la strategia degli imperialisti entrerà in stallo, perché l’impiego di anche un solo ordigno nucleare su Israele distruggerà ogni cosa. Sebbene il mondo islamico non abbia alcuna intenzione di nuocere non è irrazionale prendere in considerazione ogni eventualità”. Su Rafsanjani pesa un mandato di cattura dell’Argentina che lo accusa di essere il mandante della strage del 18 luglio del 1994 al centro ebraico di Buenos Aires, che fece 85 morti e più di 300 feriti.
Nel 2005 era stato battuto alle elezioni dall’allora sindaco di Teheran, Mahmoud Ahmadinejad.
Altro candidato di cui si è avuta definitiva conferma è Esfandiar Rahim Mashaei, consuocero dell’attuale presidente Mahmud Ahmadinejad, in attrito con Khamenei. Mashaei è da tempo oggetto di attacco da parte del clero conservatore, sia perché vorrebbe rimetterne in discussione il ruolo politico, sia perché accusato di “deviazionismo”, in quanto si rifà ad un’interpretazione messianica e nazionalistica dell’islam sciita.
Si trova in carcere, probabilmente proprio per scongiurarne la candidatura e, visto l’alto profilo, la possibile elezione, il riformista Mehdi Khazali, di ispirazione liberale, in condizioni miserrime per via dello sciopero della fame che si protrae da oltre quattro mesi.