Iraq. Crisi dell’acqua: Diab in Turchia per chiedere il rispetto del piano idrico

di Shore Surme –

Il ministro iracheno delle Risorse idriche ha confermato che il flusso d’acqua è migliorato dopo i colloqui bilaterali con la confinante Turchia, sottolineando che con una buona gestione delle risorse il Paese può affrontare con successo le criticità idriche”.
“Ho incontrato l’ambasciatore turco per un’ora e mezza… gli ho detto francamente che crediamo che abbiate uno stoccaggio sufficiente e che la Turchia possa rilasciare acqua per l’Iraq in modo sicuro senza influenzare i suoi progetti”, ha dichiarato Aoun Diab, ministro iracheno delle Risorse idriche, in un’intervista televisiva ai media di Stato iracheni.
Diab ha spiegato che , durante la visita di una delegazione tecnica irachena ad Ankara a giugno, la Turchia aveva concordato un piano per aumentare il flusso d’acqua verso l’Iraq nel mese successivo. Questo prevedeva il rilascio del flusso d’acqua dalla diga di Alisu sul fiume Tigri verso la diga di Mosul e la diga di Ataturk sull’Eufrate. Tuttavia la Turchia ha tardato a rispettare la tabella di marcia. “Nonostante la disponibilità di quantità d’acqua sufficienti all’interno del deposito strategico, Ankara è rimasta lenta”, ha detto Diab, aggiungendo che questo ha spinto il primo ministro iracheno Mohammed Shia’ al-Sudani a inviare una lettera scritta a mano e un inviato speciale al presidente turco Recep Tayyip Erdogan per discutere la questione e cercare soluzioni.
Secondo il ministro delle Risorse idriche, la Turchia ha iniziato ad aumentare il flusso d’acqua l’11 agosto e la questione continua ad essere supervisionata da al-Sudani, il quale aveva incontrato Erdogan a marzo per cercare di aumentare il rilascio di acqua a valle verso l’Iraq. Erdogan aveva accettato di raddoppiare il rilascio di acqua dal fiume Tigri per un periodo di un mese.
Il caso dell’acqua dovrebbe essere uno dei principali argomenti di discussione durante la prevista visita di Erdogan a Baghdad. La data della visita non è ancora stata rivelata.
Diab ha affermato che il problema dell’acqua in Iraq è diventato critico, ma ha espresso il suo ottimismo sul fatto che “con una buona gestione, è possibile superare la crisi con danni minimi”. “La crisi colpisce l’Iraq da nord a sud, e non si limita alle città del centro e del sud, poiché i villaggi di Rabia soffrono di scarsità e i pozzi si sono prosciugati a causa della mancanza di pioggia, e la loro gente è stata costretta a scavare a circa 800 metri di profondità per assicurarsi l’acqua”, ha aggiunto.
I livelli dell’acqua nei fiumi Tigri e Eufrate, condivisi da Iraq, Siria e Turchia sono calati drasticamente negli ultimi anni. Alla fine dell’anno scorso, un rapporto del Ministero delle Risorse idriche iracheno ha previsto che, se non si interviene con urgenza per contrastare il calo dei livelli idrici, i due fiumi principali dell’Iraq saranno prosciugati entro il 2040.
La scorsa settimana Khaled al-Shamali, portavoce del ministero iracheno delle Risorse idriche, ha dichiarato a Xabat che le riserve idriche del Paese si sono ridotte al “minimo storico”, ormai a quasi la metà della quantità dello scorso anno.
Secondo le Nazioni Unite, l’Iraq è tra i Paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici, compresa l’insicurezza idrica e alimentare. Sta affrontando una grave carenza idrica a causa della riduzione delle precipitazioni e dell’aumento delle temperature, nonché degli sprechi e della cattiva gestione. La crisi è aggravata dalle dighe a monte, in Turchia e in Iran, che hanno portato a una significativa diminuzione del volume d’acqua che entra nel Paese.
Il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) ha da tempo avvertito che la disponibilità di acqua in Iraq diminuirà di circa il 20% entro il 2025, minacciando la stabilità a lungo termine dei settori agricolo e industriale.