Russia. La guerra fa (finalmente) crollare il rublo

di Guido Keller

Le sanzioni dell’occidente sembrano finalmente avere il loro effetto sull’economia russa, dove la diminuzione delle esportazioni di energia ha spinto ieri il rublo al di sotto della soglia psicologica del dollaro, per poi leggermente risalire oggi. Al momento per acquistare un dollaro Usa servono 97,97 rubli, mentre per un euro 107,02 rubli, ma si è davanti a un deprezzamento della moneta del 30% in tre mesi.
Si tratta del minimo raggiunto dopo 17 mesi di conflitto in Ucraina, un effetto procrastinato dal rialzo del tassi al 20% pochi mesi dopo lo scoppio delle ostilità per poi scendere gradualmente al 7,5%. Una decisione, quella di allora, controversa ma necessaria per tenere sotto i controlli i prezzi, ma che potrebbe aver contribuito alla situazione di oggi in quanto ha allontanato gli investitori in titoli di Stato, depositi o azioni.
Oggi la Banca centrale russa, convocata d’urgenza, ha deciso il rialzo del tasso di riferimento dall’8,5% al 12%, ma la governatrice Elvira Nabiullina si trova nell’occhio della bufera, bersaglio delle pesanti critiche del consigliere economico del presidente Maxim Oreshkin. Anche perché la notizia del deprezzamento e di conseguenza del prevedibile aumento dell’inflazione, data per il 2023 al 6%, è capitata a pochi giorni dal vertice Brics del Sudafrica del 22 agosto, dove sempre di più si spinge per una moneta di riferimento alternativa al dollaro.
La guerra costa, l’industria bellica pure, e i possibili clienti alternativi del settore energetico non riescono ancora ad per motivi infrastrutturali i carichi che prima venivano spediti in occidente.