IRAQ. Per Gentiloni vigilia “di speranza” tra i profughi del Kurdistan

Agi –

GentiloniUna vigilia di Natale “di speranza” tra gli sfollati del Kurdistan iracheno, la regione che resiste orgogliosa all’offensiva dell’Isis, in una guerra che si combatte ad appena una cinquantina di chilometri di distanza: il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha concluso la sua visita di 24 ore in Iraq facendo tappa in due campi profughi di Erbil, quello di Bahkra e la tendopoli di cristiani allestita davanti a una chiesa caldea. “Mi auguro che l’Italia e l’Europa possano fare di più” per l’emergenza umanitaria in Iraq, di cui “il Kurdistan iracheno sopporta il fardello più pesante”, ha dichiarato il titolare della Farnesina. Il campo profughi di Bahkra, alla periferia del capoluogo del Kurdistan iracheno, è gestito da due Ong italiane, Intersos e Un Ponte Per, e ospita 500 famiglie, più di 2.900 persone, per lo più sfollati da Mosul appartenenti alle minoranze etniche Shabak e Kakae.
“C’è un’emergenza umanitaria terribile con un milione e mezzo di rifugiati che hanno bisogno dell’aiuto di tutti e l’Italia sta cercando di fare la sua parte”, ha assicurato Gentiloni, ricordando i 13 milioni di euro per la regione autonoma del Kurdistan erogati attraverso la Cooperazione, di cui 5,5 stanziati da agosto per l’assistenza alle popolazioni in fuga dall’offensiva dell’Isis. Camminando per i sentieri fangosi delle tendopoli, il titolare della Farnesina è rimasto impressionato soprattutto dalla “grandissima attenzione” per tenere i bambini fuori da quello che è successo, attraverso l’istruzione e il gioco, preparandoli a un ritorno alla normalita’ che si spera non troppo lontano. “E’ una cosa che dà speranza”, ha commentato. Gentiloni ha poi visitato la chiesa caldea di Mar Elia, a Erbil, davanti alla quale è stata allestita una tendopoli che ospita 135 famiglie di cristiani sfollati dalla provincia di Ninive, in totale 562 persone.
La piana di Ninive è il fronte più vicino a Erbil, appena 55 chilometri, lì gli uomini dell’Isis sono una minaccia costante per i peshmerga curdi e per i pochi abitanti rimasti. Ma fra i vialetti ordinati e tranquilli del campo si respirava l’atmosfera del Natale, dal presepe in una tenda all’ingresso fino ai neonati Maria ed Elia presentati al ministro dal parroco, padre Douglas Bazi. Molti sfollati cristiani vorrebbero tornare a casa, anche se non sanno neppure se le loro case siano ancora in piedi, altri hanno troppa paura e sono rassegnati a un lungo e freddo inverno nella tendopoli.
Ultima tappa all’aeroporto, dove Gentiloni ha incontrato i 32 istruttori militari dell’Esercito e due dell’Aeronautica che addestreranno i peshmerga curdi all’uso delle mitragliatrici e dei razzi Prg forniti dall’Italia e a proteggersi dalle “trappole esplosive” dell’Isis che finora hanno causato metà dei morti nelle file dei miliziani curdi. “Siamo fieri di voi”, ha detto il titolare della Farnesina nel rivolgere gli auguri di buon Natale ai militari, fra cui anche tre donne, “qui c’è un importantissimo lavoro da fare perchè stiamo combattendo contro questa minaccia terroristica nuova”. Entro gennaio dovrebbero arrivare gli altri 200 istruttori destinati a Erbil, altri 80 andranno a Baghdad per un’attività di “training e mentoring” per i soldati dell’esercito iracheno.