IRAQ. Ruberie e sperperi per il fiume di denaro da Washington

Notizie Geopolitiche

imageIn piena crisi dell’Iraq e a decisione presa di non intervenire militarmente, l’amministrazione degli Stati Uniti si è resa improvvisamente conto che dei molti soldi inviati per finanziare progetti di assistenza e di ricostruzione, ovvero 61 mld di dlr dal 2003 al 2012, circa il 10% non si sa che fine abbia fatto, e il 15%, cioè 8 mld, sono stati sperperati.
Infatti molti dei progetti di sviluppo non sono stati portati a termine, come pure l’addestramento delle truppe non è andato a buon fine.
Già nel 2009 un rapporto Congressional Research Service (Crs), ente di ricerca del Congresso degli Stati Uniti nel campo delle politiche pubbliche, rendeva note ruberie e denari spariti, mentre Stuart W. Bowen, all’epoca a capo dei progetti di ricostruzione in Iraq, informava il Congresso sui motivi degli sprechi tra cui l’uso eccessivo di contratti che offrivano la copertura di eventuali spese extra, costi elevati degli appaltatori, premi eccessivi e ritardi.
Non solo: nonostante dal 2009 al 2011 vi sia stato il rientro delle truppe Usa, il fiume di denaro ha continuato a raggiungere l’Iraq e proprio in quell’ultimo anno Washington ha inviato 1,2 mld di dlr, per poi calare fino ai 48 mln del 2013.
Va detto che l’Iraq per gli Stati Uniti e per gli alleati è stato un affare d’oro: oltre all’industria bellica e al controllo del prezzo dei carburanti, che, nel caso fosse circolato il greggio iracheno, sarebbe crollato a livello globale, solo per la ricostruzione la “torta”, a cui hanno preso parte 7 banche occidentali, è stata valutata in 500 mld di dlr.