Iraq. Violente proteste a 15 anni dalla caduta di Saddam, ‘pane, acqua e elettricità’

di Shorsh Surme

Il 9 aprile del 2003 una coalizione guidata dai governi degli Stati Uniti d’America e del Regno Unito entrava con le sue colonne di militari nella capitale irachena Baghdad da diverse direttrici fino ad arrivare in piazza Tharir, la stessa piazza in cui oggi gli iracheni stanno manifestando sia per la mancanza dei generi di prima necessità, “Pane, acqua ed elettricità”, sia contro l’intero establishment politico che ha dominato il paese negli ultimi 15 anni, certi del fatto che questi tutti i partiti hanno rubato miliardi di dollari ai popoli dell’Iraq.
Un paese che galeggia su petrolio e che non riesce a trovare una soluzione con nonostante le tecnologia oggi a disposizione.
In questa piazza c’era una grande statua del dittatore Saddam, il cui abbattimento divenne poi il simbolo della fine del tiranno che governò il paese mediorientale per ben 37 anni, durante i quali i popoli dell’Iraq sono stati privati di tutto: della libertà di poter usufruire delle risorse nazionali per il proprio sviluppo, come il petrolio, ma anche dell’aria per respirare.
Saddam Hussein aveva trasformato l’Iraq in un’enorme caserma. Le due guerre, prima quella con l’Iran e poi quella del Golfo, e dodici anni di embargo avevano prodotto un esodo massiccio di iracheni all’estero e un milione di morti.
Personalmente, avendo vissuto molto da vicino entrambi i conflitti, ho imparato che i veri obiettivi della guerra sono sempre stati nascosti dietro bugie e retorica ben progettate, che sfruttano la paura collettiva.
Le ferite degli iracheni del centro e del sud sono ancora aperte in assenza di una politica di riconciliazione e di una riattivazione economica che avrebbe potuto consentire di voltare pagina. Invece la disoccupazione è alla stelle, particolarmente in città come Bassora, che è la terza per grandezza dell’Iraq, ricca di risorse che e ospita l’unico porto del paese. Anche se la provincia crea la maggior parte delle entrate nazionali con le sue vaste riserve di petrolio, la gente dice di vedere poco beneficio, e da dieci giorni chiedono la fine della corruzione, il miglioramento degli standard di vita e servizi di base come elettricità e acqua, oltre che posti di lavoro. Un certo numero di civili sono stati uccisi e molti altri sono stati feriti quando le manifestazioni si sono rivelate violente. Le proteste sono iniziate nella provincia di Bassora, la punta meridionale del paese, ma stanno dilagando in altre aree.