Isis. Continua la controffensiva dei peshmerga curdi. Liberato un quartiere di Kobane

di Guido Keller

Peshmerga 3 fuoriL’Osservatorio siriano per i Diritti umani, organizzazione vicina alle opposizioni e con sede a Londra, ma che ha dato prova in più occasioni di avere il polso della situazione, ha reso noto che i peshmerga del Kurdistan iracheno e i miliziani curdo-siriani sono riusciti a riprendere il controllo del quartiere Sofian della città curdo-Siriana di Kobane, assediata dai jihadisti dell’Isis dallo scorso settembre.
La città è situata a poche centinaia di metri dal confine turco, ma, nonostante questo, i turchi si sono rifiutati di intervenire ponendo condizioni inaccettabili alla coalizione internazionale, fra le quali una zona-cuscinetto di 20 km. nel territorio siriano e la partecipazione di truppe di terra degli altri paesi della coalizione. Le autorità di Ankara hanno inoltre respinto le ondate di profughi, ma in seguito hanno concesso il passaggio dei peshmerga sul proprio territorio per raggiungere Kobane. La Turchia ha anche fornito munizioni ai curdi: come ha spiegato il presidente del Kurdistan irq. Massoud Barzani in occasione della recente visita dell’Alto rappresentante Ue per la politica estera Federica Mogherini, “All’inizio della guerra i turchi hanno fornito sostegno ai peshmerga distribuendo munizioni. Ma il contributo più grande di Ankara è stato permettere ai combattenti curdi di raggiungere Kobane. Ha cambiato il corso della battaglia. Noi, comunque, aumenteremo la pressione sui daesh (i jihadisti) e non c’è futuro per loro in questo paese”.
Alla base dell’immobilismo dei turchi vi sono diverse ragioni, tra le quali il supporto logistico dato in passato all’Isis, facendo transitare sul proprio territorio i combattenti nordafricani, occidentali e caucasici diretti in Siria e in Iraq, nonché ospitando nelle proprie strutture sanitarie i combattenti feriti dello Stato Islamico.
La caduta di Kobane avrebbe permesso all’Isis di assumere il controllo di 400 km. della frontiera con la Turchia.
Oltre al quartiere di Kobane, i curdi hanno anche conquistato Abu Qasayeb, sempre nel nord-est della Siria, ma la controffensiva di 8mila peshmerga continua anche nel vicino Iraq, sostenuta dai raid aerei della coalizione: solo tre giorni fa i curdi sono riusciti a rompere l’assedio dei miliziani dell’Isis del monte Sinjar, nel Nord dell’Iraq, ed ora stanno operando per liberare 2.100 chilometri quadrati di territorio nella regione di Sinjar muovendo da Rabia, sul confine siriano.
Nell’avanzata i curdi hanno individuato fosse comuni con i corpi di una settantina di uomini yazidi uccisi dai jihadisti dello Stato Islamico.
Quella dei yazidi è una minoranza etnico-religiosa di circa 300mila persone la cui fede, considerata dai jihadisti blasfema; è probabilmente risalente ad una popolazione curda pre-islamica, che mette oggi insieme elementi propri di mitraismo, mazdeismo, manicheismo, islam e giudaismo.
I miliziani dell’Isis hanno da subito perseguitato i yazidi, e quelle scoperte in questi giorni non sono le prime fosse comuni rinvenute. Agli inizi di novembre i curdi avevano addirittura pagato un sostanzioso riscatto per ottenere la liberazione di 200 yazidi.
L’Osservatorio siriano per i Diritti umani ha reso noto anche che in Siria “Dall’inizio dei raid almeno 1.171 persone sono state uccise dai bombardamenti compiuti dall’aviazione Usa e dagli alleati arabi contro le postazioni jihadiste”, di cui 1.119 miliziani dell’Isis e 52 di Jabat al-Nusra, l’altro gruppo di jihadisti legato ad al-Qaeda.
Nella conquista del quartiere Sofian sono rimasti uccisi 14 jihadisti e 1 peshmerga curdo, dato che porta a 970 le perdite dell’Isis e a 432 quelle dei curdi per la battaglia di Kobane.