Israele. Cresce l’opposizione interna contro Netanyahu e il suo governo

Katz e famigliari dei rapiti a Roma per "convincere gli italiani a ritirare la loro opposizione all'operazione a Rafah".

di Mohamed Ben Abdallah

A sei mesi dall’attacco del 7 ottobre di Hamas, il premier israeliano Benjamin Netanyahu è intervenuto al Consiglio dei ministri affermando, “nonostante il prezzo doloroso che siamo stati costretti a pagare”, che “siamo a un passo dalla vittoria”. Netanyahu tuttavia deve scontare una crescente opposizione interna, con un susseguirsi di manifestazioni contro di lui e contro il suo governo, ma ha notato che si tratta di “una minoranza violenta impegnata a portare ad una divisione del Paese, cosa che torna utile ai nostri nemici”. Al contrario “la maggioranza della popolazione è unita nella lotta per la vittoria”.
In realtà le manifestazioni contro il premier sono tutt’altro che poca cosa, e solo nella capitale Tel Aviv sono scese in piazza oggi secondo gli organizzatori 100mila persone al grido di “Ben-Gvir è un terrorista”, “Elezioni subito” e “Liberate gli ostaggi”. Nei pressi del ministero della Difesa sono stati accesi alcuni fuochi, prontamente spenti dalle forze dell’ordine, ma si sono registrati anche scontri con la polizia che hanno portato all’arresto di quattro manifestanti, mentre altri tre sono stati investiti dall’auto di un uomo che non si è voluto fermare all’alt degli agenti. Anche il ministro centrista Benny Gantz ha parlato di voto anticipato, possibilmente per settembre.
Intanto nella Striscia di Gaza la situazione resta drammatica, con il numero dei morti che ha superato le 33mila unità di cui un terzo bambini uccisi dai bombardamenti israeliani. 260 i militari israeliani uccisi nel conflitto secondo fonti militari. L’Idf ha recuperato ieri nei pressi di Khan Yunis, nel sud della Striscia, le spoglie di uno dei rapiti di Hamas: si tratta del 47enne Elad Katzir, rapito il 7 ottobre nel kibbutz di Nir Oz insieme alla madre anziana, poli liberata, mentre la moglie era rimasta uccisa nell’attacco.
Israele ha al momento ritirato alcuni battaglioni da Gaza lasciandone uno nel sud della Striscia, segno di una maggior attenzione alla via diplomatica. Il quotidiano qatarino al-Arabi al-Jihad ha diffuso, rifacendosi a fonti egiziane, di una possibile tregua in occasione dell’Eid al-Fitr, la fine del Ramadan, ma a far sperare è il “mandato significativo” dato dal governo israeliano alla sua delegazione, composta da esponenti dei servizi segreti, per le trattative in corso al Cairo. Hamas ha comunque fatto sapere che prima di liberare gli ostaggi dovranno essere ritirate tutte le forze israeliane dalla Striscia.
Una delegazione di 5 famiglie dei rapiti, accompagnata dal ministro degli Esteri israeliano Israel Katz, è attesa a Roma per “convincere gli italiani a ritirare la loro opposizione all’operazione a Rafah” e opporsi alla richiesta di cessate-il-fuoco avanzata dall’Unione Europea, al fine di “conservare la legittimità di Israele nel continuare i combattimenti”. Dopo gli incontri con le istituzioni verranno ricevuti dal papa.