Israele. Lancio di razzi da Gaza: colpiti obiettivi di Hamas

di Vanessa Tomassini

Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno riferito che nella mattinata di venerdì 29 dicembre tre missili sono stati lanciati dalla Striscia di Gaza verso Israele; due sono stati intercettati dal sistema di difesa missilistico israeliano Iron Dome, mentre un terzo razzo sarebbe riuscito a colpire una comunità israeliana nella regione del Negev, al confine con Gaza. Mentre la polizia israeliana continua a lavorare sul posto per rendere sicura la zona, al momento non risultano morti o feriti.
Dopo l’annuncio americano di Gerusalemme capitale, nella zona si sta verificando un’escalation missilistica per opera di Hamas. Già domenica notte i jet israeliani avevano risposto ai razzi colpendo sei bersagli di Hamas nella parte nord della Striscia di Gaza, dopo alcuni attacchi rivolti verso il sud di Israele nelle prime ore della sera, uno dei quali ha danneggiato leggermente un’abitazione.
Gli aerei dell’aeronautica israeliana hanno colpito un complesso militare che fungeva da sito di addestramento ed altre infrastrutture terroristiche, secondo quanto riportato dal portavoce dell’IDF in un comunicato stampa.
Nella dichiarazione si legge che “Hamas è l’unico responsabile della situazione nella Striscia di Gaza. L’IDF prende molto sul serio il lancio di razzi contro le comunità israeliane e non permetterà alcun danno o tentativo di danneggiare i cittadini dello Stato di Israele”.
Oggi i carri armati e gli aerei d’Israele hanno centrato due avamposti palestinesi nella parte settentrionale della Striscia di Gaza. Dall’annuncio di Donald Trump, nelle ultime due settimane, le forze israeliane sono riuscite a smantellare 40 obiettivi di Hamas. Mercoledì 27 dicembre il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha avvertito i leader della Striscia di Gaza di non provocare Israele. “Spetta a Gaza decidere se ci sarà uno stato di calma, non permetteremo né tollereremo un’escalation di Hamas o di altri elementi terroristici, useremo tutti i mezzi per difendere la sovranità e la sicurezza di Israele”, aveva detto Netanyahu. Secondo quanto riportato dal “Jerusalem Post” i razzi avrebbero interrotto una cerimonia a Kfar Aza in cui si commemorava Oron Shaul, un soldato israeliano che è stato ucciso durante l’operazione di protezione del bordo a Gaza nel 2014 e il cui corpo è ancora detenuto da Hamas. Alla cerimonia stavano partecipando diversi politici israeliani, compresi il presidente del partito dell’Unione sionista, Avi Gabbay, ed il ministro delle comunicazioni, Ayoub Kara. Il presidente Gabbay ha dichiarato riferendosi ai palestinesi che “Sanno che c’è una cerimonia e quindi sparano. È insopportabile, spero che il nostro governo risponda”. Il suo augurio è stato in breve tempo assecondato. La violenza nei territori della West Bank è quella più grave dal 2014, basti pensare che con l’operazione “Protective Edge” fino al 2016, i missili contro Israele furono 42, dal 7 dicembre ad oggi, se ne contano già 23. Per questo motivo il primo ministro israeliano è stato anche accusato dall’opposizione di essere “debole”, anche dallo stesso Gabbay che nei giorni scorsi aveva definito inaccettabile il fatto che alcuni israeliani nella zona meridionale fossero costretti a ripararsi nei bunker antimissilistici. Ieri Netanyahu, in visita nella città di Ein Mahil, in Galilea, a 5 chilometri da Nazareth, è stato contestato da diversi cittadini arabi. Il primo ministro rivolgendosi a loro prima del suo ingresso nel comune, dove è stato premiato con dei riconoscimenti per il suo aiuto alla città, aveva chiesto: “Per cosa stanno manifestando? Protestano contro i milioni di persone che sono state massacrate e sradicate dalle loro case in Siria, Iraq o in Libia?”, aggiungendo un netto e pesante “Vergognatevi”.
Insomma dopo 50 anni di conflitto israeliano-palestinese, la pace sembra sempre più lontana.