Israele. Netanyahu incriminato. Lui, ‘è un colpo di Stato’

di Guido Keller

Più dei razzi della Jihad Islamica, a far male al premier israeliano Benjamin Netanyahu è l’incriminazione formale arrivatagli dai giudici per tre capi d’accusa, corruzione, abuso d’ufficio e frode. In realtà “Bibi” lo sapeva, era solo questione di tempo, e già era stato in qualche modo graziato vista la sua posizione e la crisi politica in cui versa il paese, dove non si riesce a trovare la quadra per formare il governo, dopo ben due elezioni. D’altro canto Benny Gantz, che con il suo Blu e Bianco ha conquistato alla Knesset un seggio in più del Likud, ha sempre detto di non voler mettere insieme una maggioranza con Netanyahu nel momento in cui questi fosse stato incriminato ufficialmente per i reati di cui i media israeliani parlavano da tempo.
A puntare il dito contro il premier israeliano è stato il procuratore generale Avichai Mandelb: nell’inchiesta “1000” ha indagato Netanyahu per frode e abuso di ufficio per aver ricevuto regali da uomini del mondo degli affari; con l’inchiesta “2000” il premier è accusato di aver stretto patti con Arnon Mozes, proprietario della Israel Hayom: in cambio di un atteggiamento di favore gli avrebbe garantito modifiche alla legge sull’editoria volte a sostenerne la testata free press; poi vi è la “4000”, dove Netanyahu, che era anche ministro delle Comunicazioni, avrebbe favorito con una legislazione ad hoc l’azienda telefonica Bezeq, che è anche proprietaria del sito di notizie Walla.
Per il premier siamo davanti a “Un tentato colpo di Stato contro il primo ministro”, ed ha ribattuto che “Ho dedicato la mia vita allo Stato. Ho combattuto per questo, sono stato ferito”, “bisogna investigare sugli investigatori, perché queste indagini sono inquinate”.
Mandelblit ha girato i capi d’accusa al presidente della Knesset Yoel Edelstein, ed ora Netanyahu ha a disposizione 30 giorni di tempo per far valere la sua immunità parlamentare.