Israele. Proteste contro Netanyahu. Uccisi 7 cooperatori umanitari nella Striscia

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Oltre che per la guerra a Gaza, con violenze e vendette che andranno ben oltre l’eventuale fine dei combattimenti, il governo Netanyahu continua dover scontare la pressione interna, soprattutto per la mancata liberazione degli ostaggi fatti da Hamas il 7 ottobre. Ieri si sono tenute in tutto Israele proteste contro il premier israeliano e il suo governo di destra, in particolare a Tel Aviv, Beer Sheva, Haifa e a Gerusalemme, davanti alla sede della Knesset. I manifestanti si sono poi accampati con tende a Gerusalemme, non lontano la Parlamento, segno che la protesta continuerà anche nei prossimi giorni. A Tel Aviv si sono uniti ai sit-in di protesta dei famigliari dei rapiti, che hanno ormai da mesi sistemato tende nei pressi del Museo d’arte. La polizia è intervenuta disperdendo i manifestanti al fine di ripristinare il traffico nei vari centri abitati, dopo che alcune strade erano state bloccate.
Il premier Benjamin Netanyahu ha risposto alle richieste di dimissioni affermando l’impossibilità di organizzare al momento nuove elezioni, specie nel quadro delle trattative per il rilascio dei prigionieri.
La Knesset ha invece votato per il blocco della diffusione di al-Jazeera, la tv panaraba qatarina che da mesi mostra le immagini della mattanza e dei crimini di guerra commessi nella Striscia di Gaza dai militari israeliani. Il bilancio dei morti palestinesi, di cui un terzo bambini schiacciati sotto le bombe, è ormai arrivato a 33mila.
Nella notte sono rimasti uccisi in un attacco israeliano sette operatori umanitari della World Central Kitchen, organizzazione umanitaria con sede a Washington. Il fatto è avvenuto a Deir el-Balah, nella striscia di Gaza: il mezzo su cui viaggiavano è stato centrato dagli israeliani, ucciso anche il fixer palestinese che li accompagnava.
Il governo israeliano ha emesso un comunicato in cui è riportato di “un terribile incidente”.