Israele bombarda un edificio consolare iraniano a Damasco

Uccisi 7 pasdaran. Teleran, 'crimine che non resterà senza risposta'.

di Guido Keller

Difficilmente potranno stemeprarsi le tensioni in Medio Oriente dopo il grave attacco israeliano a un edificio contiguo dell’ambasciata iraniana a Damasco, in Siria. Nel bombardamento aereo, compiuto come ha riportato l’ambasciatore iraniano in Siria Hossein Akbari con sei missili sparati da un F-35, sono rimasti uccisi sette alti ufficiali dei Guardiani della rivoluzione (Pasdaran), tra loro il comandante delle operazioni della Brigata al-Quds, forza d’élite dei Pasdaran, in Siria e Libano Mohammad Reza Zahedi e il suo vice Mohammad Haj Rahimi. L’omicidio segue quello da parte degli statunitensi, avvenuta il 3 gennaio 2020 a Baghdad, del comandante delle forze al-Quds, il generale Qassem Soleimani, ma anche di numerose altre figure eliminate anche di recente nel terrotorio siriano da parte degli israeliani.
Il bombardamento, in cui secondo Israele era in corso una “riunione jihadista”, è avvenuto per via aerea, ma dal mondo arabo (e non solo) è arrivata la ferma condanna per un attacco avvenuto sia sorvolando il terrotorio siriano, che colpendo un edificio che gode dell’extraterritorialità diplomatica.
Da Teheran il presidente Ebrahim Raisi e la Guida suprema Alì Khamenei hanno parlato di “crimine che non rimarrà senza risposta”, ed è stato convocato l’incaricato d’affari dell’ambasciata svizzera, il cui ufficio cura anche gli interessi degli Usa, per far avere le rimostranze. In particolare il ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian ha accusato gli Usa “in quanto sostenitori del regime sionista”, per cui “devono essere ritenutia responsabili dell’attacco”.
Un drone è sparato in seguito lanciato dalle forze irachene sulla base statunitense di al-Tanf, in Siria, a 24 km dai confini giordano e iracheno, ma sarebbe stato intercettato dalla contraerea e non avrebbe provocato vittime o danni.
Un secondo velivolo senza pilota, probabilmente sparato dagli Houthi yemeniti, è stato lanciato contro il sud di Israele, ma sarebbe caduto nel deserto senza colpire obiettivi. Il movimento libanese degli Hezbollah ha fatto sapere che “ci sarà vendetta” per l’attacco alla rappresentanza diplomatica, mentre da Mosca il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato che quanto compiuto da Israele è un “atto di aggressione”, che si pone in “aperta violazione del diritto internazionale”. Uno dei rappresentanti russi all’Onu, Dmitry Polyansky, ha annunciato che “oggi si terrà una riunione urgente del Consiglio di sicurezza” per esprimere “una condanna ufficiale per l’attacco”.
Il portavoce della Commissione Ue, Peter Stano, ha espresso “allarme” per l’accaduto e ha affermato, riferendosi anche alla guerra in corso a Gaza e all’uccisione di operatori umanitari, che “serve moderazione”, e che “è necessario evitare ogni ulteriore escalation nella regione, che non è nell’interesse di nessuno”.
Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha spiegato alla commissione della Knesset che “dobbiamo far pagare un prezzo alto per ogni azione contro Israele, colpiremo ovunque per contrastare il rafforzamento dei nostri nemici”.