ISRAELE. Riprendono gli insediamenti. I palestinesi di Gerusalemme sempre più poveri

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Solo due giorni fa da Israele, per dare avvio al processo di pace, era arrivata la notizia del congelamento degli insediamenti in Cisgiordania da parte di Netanyahy, cosa che aveva mandato su tutte le furie il ministro all’Edilizia, Uri Ariel, il quale aveva minacciato il ritiro del proprio appoggio alla legge finanziaria che è ormai alle fasi finali di voto.
E così oggi il governo israeliano ha autorizzato la costruzione di 296 alloggi nella colonia cisgiordana di Beit El, nei pressi di Ramallah, onde sistemare i coloni che avevano sgomberato l’insediamento illegale Gerusalemme Est.
Una tegola sulla reputazione della politica israeliana nei confronti dei Territori occupati è intanto arrivata dalle Nazioni Unite, secondo le quali le politiche di ‘segregazione’ di Israele verso i residenti palestinesi di Gerusalemme Est hanno causato un aumento della povertà, poiché, come si legge in uno studio della Conferenza delle Nazioni Unite per il Commercio e lo Sviluppo, “L’economia di Gerusalemme Est non è integrata nell’economia palestinese né in quella israeliana: da dieci anni la povertà non cessa di aumentare a causa dell’isolamento della città rispetto al resto del territorio palestinese dopo la Seconda Intifada e la costruzione del muro di separazione”.
Secondo i dati dell’Onu nel 2010 l’82% dei bambini palestinesi di Gerusalemme Est vivevano in povertà contro il 45% dei bambini israeliani residenti nella Città Santa e, secondo alcune stime, il muro di separazione ha provocato oltre un miliardo di dollari di perdite dirette all’economia di Gerusalemme Est dalla sua costruzione, nel 2003.