di Alberto Galvi –
La Corte suprema del Kenya ha respinto le modifiche alla costituzione avviate dal presidente Uhuru Kenyatta, il quale lascerà l’incarico tra quattro mesi, alla scadenza del suo mandato. Le riforme avrebbero portato a un grande cambiamento nel sistema politico del Kenya da quando è stata introdotta la nuova costituzione del 2010.
La sentenza è stata emessa da un collegio di sette giudici presso la Corte Suprema guidata da Martha Koome. Sei dei sette giudici hanno stabilito che gli emendamenti costituzionali devono provenire da cittadini comuni, non dal presidente. In questo modo gli emendamenti costituzionali potranno essere ripresentati dal parlamento o con altri mezzi, a condizione che il presidente non abbia contribuito alle modifiche.
Dopo le accese elezioni del 2017 che hanno quasi spaccato il paese in due, Kenyatta e il leader dell’opposizione Raila Odinga hanno svelato un piano delle riforme che hanno chiamato BBB (Building Bridges Initiative).
L’iniziativa avrebbe ampliato il potere dell’esecutivo, introducendo la carica permanente di primo ministro e avrebbe creato 70 nuovi collegi elettorali, aumentando il numero dei seggi parlamentari da 290 a 360. In questo modo si era ipotizzato che Kenyatta potesse ricoprire il ruolo di primo ministro se Raila Odinga avesse ottenuto il ruolo di presidente.
I due leader hanno affermato che con questa riforma si sarebbero potute evitare le violenze che si sono scatenate durante le scorse elezioni.
In seguito a questa sentenza Kenyatta potrebbe anche essere citato in giudizio in un tribunale civile per aver avviato il processo, anche se la Corte suprema si è pronunciata contro questa possibilità.
William Ruto, dell’Alleanza Democratica Unita, ritiene che le modifiche costituzionali avrebbero consolidato il potere da parte di un presidente che ha avuto due mandati, e che non può candidarsi una terza volta. Allo stesso tempo Kenyatta sostiene che la proposta di riforma costituzionale promuoverebbe la condivisione del potere tra i gruppi etnici in competizione, ponendo fine alle violenze elettorali che ciclicamente si ripresentano.
La sentenza è vista come una vittoria per Ruto, mentre il governo è ricorso in appello su altre cinque questioni che erano all’esame della Corte. La prossima settimana verrà letta la sentenza definitiva. Nella prossima tornata elettorale Ruto e Odinga saranno i principali candidati alla corsa presidenziale.
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