L’Iran strizza l’occhio alla Libia. E rispunta il fantasma di Musa al-Sadr

di Enrico Oliari –

La caduta del regime di Muammar Gheddafi ha lasciato in Libia una situazione politica incerta e in continuo divenire, come se il futuro del paese nordafricano si stesse delineando sullo sfondo di un caleidoscopio.
Se, infatti, la Libia rimane fortemente fratturata in una miriade di tribù i cui dissidi, finita la ‘pax gheddafiana’, sono riemersi in tutta la loro violenza, nei rapporti internazionali sembra guardare avanti e voler gettare le basi per nuovi equilibri nell’area del Mediterraneo.
Inediti sono poi i reciproci attestati di stima fra il paese di Tripoli, ora guidato da Mustafa Abdel Jalil, e l’Iran di Mahmud Ahmadinejad, il quale si è ormai ufficialmente posto in una situazione di reciproca mal sopportazione, per non dire di contrapposizione, con l’ayatollah Khamanei.
Stando all’agenzia di informazione Irib, nei giorni scorsi Teheran ha espresso le proprie congratulazioni al Consiglio nazionale di transizione libico per la liberazione del Paese e la fine della dittatura del colonnello Muammar Gheddafi ed ha raccomandato ai libici l’unità per impedire la sovranità occidentale sul loro Paese, vista come il vero obiettivo dell’aiuto offerto dalla Nato in occasione della rivolta contro il Rais.
Il 28 ottobre scorso la Mezzaluna rossa iraniana ha inoltre inviato cinque carichi di aiuti alla Libia per un totale di 200 tonnellate di merci, notizia diffusa in occasione dell’arrivo di una settantina di feriti libici in due ospedali iraniani, mentre il 2 novembre è stata annunciata una prossima visita del ministro degli esteri iraniano Ali Akbar Salehi, ‘per rafforzare le relazioni bilaterali’.
L’alleanza libico-iraniana non va sottovalutata nello scacchiere internazionale se si pensa che l’altro grande amico di Teheran è il vulcanico Ugo Chavez: parte del mondo occidentale rischierebbe di trovarsi sotto la pressione energetica, dal momento che i tre paesi sono fra i primi detentori al mondo delle risorse petrolifere. La Libia, da canto suo, ha mostrato immediatamente interesse alle aperture di Teheran, non tanto con l’intenzione manifestata di introdurre nel paese la sharia, quanto più per la promessa di far avere all’Iran le risultanze delle indagini in merito alla scomparsa, in Libia, dell’imam Al-Sadr, avvenuta nel 1978.
Musa al-Sadr fu un filosofo, alto esponente religioso e politico sciita libanese, nato in Iran nel 1928 e laureatosi in sharia e scienze politiche presso l’Università di Teheran nel 1956. Successivamente aveva continuato gli studi presso Qom, sotto la guida dell’ayatollah Muhsin al-Hakim al-Tabatabai, e a Najaf, in Iraq, con Abu al-Qasim al-Khui. Nel 1960 si era trasferto in Libano, a Tiro, e nel 1969 era stato eletto primo capo del Consiglio supremo islamico sciita.Autore di diversi saggi, nel 1974 aveva fondato il ‘Movimento dei diseredati’, con lo scopo di ottenere migliori condizioni economiche e sociali per gli sciiti libanesi: costruì diverse scuole ed ospedali in tutto il paese dei Cedri e aveva cercato di ostacolare gli eventi che poi portarono alla guerra civile libanese del 1975. Al-Sadr era un moderato ed aveva sempre sperato che i cristiani maroniti libanesi abbandonassero la loro politica ostile in nome di una società più equa. Il ‘Movimento dei diseredati’ aveva comunque sviluppato un braccio armato grazie al supporto di Siria e Iran, l’Amal (al-Afwaj Muqawamat al-Lubnaniyyah), ma nel 1976, in seguito alle violenze seguite all’invasione siriana del Libano, al-Sadr ne prese, secondo alcuni, le distanze; secondo altri la collaborazione con Amal continuò, in particolare con Mostafa Chamran, il quale portava in Libano manifestanti iraniani per essere addestrati.
Nell’agosto del 1978 al-Sadr e due suoi compagni, lo sceicco Muhammad Yaacoub e il giornalista Abbas Badreddine,  partirono per la Libia con lo scopo di incontrare funzionari del governo, ma dei tre si persero le tracce a Tripoli.
E’ opinione diffusa che fu lo stesso leader libico Muammar Gheddafi a ordinare l’uccisione di  al-Sadr, ma il governo libico respinse sempre le accuse sostenuto che i tre avevano lasciato la Libia alla volta dell’Italia: in occasione della morte di Gheddafi, il movimento sciita Hezbollah ha subito chiesto al Consiglio nazionale di transizione di fare luce sulle sorti di al-Sadr.‘Jalil – ha riferito l’agenzia d’informazione iraniana ‘Irna’ – ha sottolineato che alcuni volevano uccidere l’ex rais libico Muammar Gheddafi per evitare che si rivelassero informazioni relative all’inchiesta al-Sadr.
Una delle nipoti di Musa al-Sadr è sposata con Mohammad Khatami, ex presidente dell’Iran.