Messico. La Guerra della droga: 136.100 morti in 6 anni

di Enrico Oliari –

messico poliziaVi sono conflitti armati di cui si sente poco parlare, ma che, visto il numero dei morti, le tecniche di battaglia e gli eccidi, non è sbagliato definirli come una vera e propria guerra.
Iniziata ufficialmente l’11 dicembre 2006 con l’operazione Michoacán (invio di 6.500 soldati nel Michoacán), la Guerra della Droga vede contrapposti i vari cartelli di trafficanti, che portano le sostanze stupefacenti dal Sudamerica ai ricchi mercati del Nordamerica, fra loro e le forze governative, cioè l’esercito e la polizia.
Secondo Amnesty International, il numero delle vittime è impressionante: in sei anni sarebbero state uccise 136.100 persone, in conflitti a fuoco, ma anche sequestri e stragi di civili; la cifra appare in eccesso rispetto alle fonti ufficiali, che comunque abbassano di poco il numero dei morti. 56 degli uccisi sono stati giornalisti, ma anche difensori dei diritti umani, indigeni e attivisti sociali e politici.
I gruppi principali che commbattono le Forze di sicurezza sono:

– Cartello di Sinaloa; si tratta di uno dei gruppi egemoni: è guidato da Joaquín “El Chapo” Guzmán, il più ricercato trafficante di droga del Messico il cui patrimonio personale stimato in oltre un miliardo di dollari.
– Cartello del Golfo; con base a Matamoros, è uno dei principali del traffico.
– Cartello di Juárez; controlla una delle rotte primarie del traffico di droga verso gli Stati Uniti dal Messico; combatte contro il cartello Sinaloa, per il controllo della città di frontiera di Ciudad Juárez.
– Cartello di Tijuana; è il cartello della famiglia Arellano-Félix, decimato dal contrasto delle Forze governative.
– Cartello Los Templarios; si tratta di un ramo quasi estinto della Familia Michoacana.
– Los Zetas; in principio era l’esercito del cartello del Golfo, ma poi si è alleato con i fratelli Beltrán-Leyva.
– La Familia Michoacana; ha la base a Michoacán, ma il gruppo è stato fortemente ridimensionato dal contrasto delle Forze di sicurezza.
– Cartello di Beltrán-Leyva; alleato dal 2008 con i Los Zetas, combatte contro gli altri cartelli.
– Los Negros; erano il braccio armato del cartello di Sinaloa, formato per contrastare i Los Zetas e le forze di sicurezza governative. Furono poi ingaggiati dal cartello Beltrán Leyva
– Cartello di Colima, gruppo minore appartenente al cartello di Sinaloa.
– Cartello di Millennio, gruppo minore appartenente al cartello di Sinaloa.
– Cartello di Sonora, gruppo minore appartenente al cartello di Sinaloa.

Parallelamente al traffico degli stupefacenti, vi è il traffico delle armi, che i vari gruppi utilizzano nella guerra: le più usate sono:

– Il fucile semi-automatico, di fabbricazione russa, il quale viene importato illegalmente dagli Stati Uniti, dall’America Centrale, dal Sudamerica e dal Medio oriente e dai paesi asiatici.
– Il fucile semi-automatico AR-15, che proviene dagli Stati Uniti;
– Il fucile M16 (con selettore di fuoco), che arriva dal Vietnam;
– Le granate a frammentazione M61 / M67 / MK 2 / K400, che provengono dall’America Centrale, dalla Corea del Sud, da Israele, dalla Spagna, dal Guatemala e dal Vietnam
– Il lanciagranate RPG-7 / M72 LAW / M203 , che arriva dalla corea del Nord, dal Guatemala e dall’America centrale.
– Il fucile Barrett M82, che viene importato dagli Stati Uniti.
– Il fucile M2 Carbine (con selettore di fuoco), che arriva dal Vietnam.

Per contrastare il traffico di armi gli Stati Uniti hanno attivato dal 2008 il Progetto Gunrunner che, in collaborazione con le autorità messicane, ha come scopo principale l’espansione in Messico di eTrace, un sistema informatico atto a facilitare il tracciamento delle armi da fuoco che sono state prodotte o importate legalmente negli Stati Uniti.
Capita spesso che a facilitare l’attività dei cartelli sia l’alto tasso di corruzione che vi è nel paese, anche se sono parecchie migliaia i morti fra le Forze dell’ordine: secondo l’’International Narcotics Control Board (INCB), sebbene il governo del Messico abbia compiuto diversi sforzi per ridurre la corruzione nella seconda parte degli anni 2000, questa rimane un problema serio, al punto che si ritiene che alcuni agenti dell’Agencia Federal de Investigación (AFI) abbiano lavorato per il cartello di Sinaloa, e il Procuratore Generale ha riferito, nel dicembre del 2005, che circa 1.500 agenti dell’AFI su 7000 totali erano sotto inchiesta per sospette attività criminali mentre 457 erano sotto accusa.