La nuova Fli di Pietrasanta, un resemblement di idee tra Parigi e Tel Aviv

di Daniele Priori –

Il presidente della Camera auspica una nuova stagione futurista fondata sul movimentismo. Il modello citato è l’Ump di Sarkozy. La somiglianza è con Kadima di Sharon, Perez e Livni. Il presidente della Camera auspica una nuova stagione futurista fondata sul movimentismo.Sguardi interessati anche alla fondazione di Montezemolo.

Centrale ma non centrista. Un resemblement della migliore tradizione politica del Novecento italiano: quella che è riuscita a superare indenne l’epoca delle ideologie.
Il Futuro e Libertà disegnato da Gianfranco Fini nella duegiorni versiliania a Pietrasanta,in quella che è divenuta da sé una sorta di “confermazione futurista”, sfatando a chiare lettere lo spauracchio dello scioglimento, è stato un fiorire di suggestioni. Tra le quali la meno quotata ma più citata è stata quella sul nome del prossimo triciclo (Fli-Udc-Api) da costruire in vista delle elezioni politiche. Alleanza per la Nazione, Patto per l’Italia o, ultima dicitura finiana, Polo Nazionale.
Molto, invece, molto di più l’attenzione del presidente della Camera si è posata sulla nuova natura profonda che Futuro e Libertà dovrà dare a se stesso un anno e un’infinità di eventi dopo l’assemblea costituente del movimento a Milano e poco più di un anno prima delle elezioni politiche. Un progetto dall’identità strutturalmente leggera ma culturalmente e politicamente varia quanto salda, appassionata, movimentista, pop. Via i tromboni del passato. Via quadri e nomenklature. Via persino i sondaggi che tanto, fino ad oggi, hanno appassionato i reggenti (Bocchino e Menia) di fatto nel ruolo di amministratori di una segreteria organizzativa.
La politica di Fli deve essere davvero futurista, aggettivo parastorico mai come a Pietrasanta ripetuto sfacciatamente anche da Fini oltre che dai suoi corsari più ribelli e affascinanti (Perina, Raisi, Granata, Lanna, Rossi). Dovrà essere immaginifica, visionaria sul piano delle idee ma responsabile e di governo sul piano pratico. Nettamente distinta da Pdl e Lega perché, evidentemente in quel campo, come taglia corto lo stesso Fini, “abbiamo già dato”. Nettamente diversa dalla fusione fredda in stile predellino. Non a caso il presidente della Camera, citando l’alba dell’Ump francese, il partito di Sarkozy, ha parlato di resemblement.
Tuttavia, mettendo per un attimo da parte la materia di cui sono fatti i sogni che unisce (non capiamo in cosa) il genio di Shakespeare e le nostalgie di Menia che lo cita, a leggere bene dietro le parole emozionate ma al tempo stesso compassate e serene, dai toni bassi ma meno istituzionali di Gianfranco Fini si notano sfumature tutt’altro che lideristiche.
Fini è l’ispiratore,l’anima, il cuore, l’umore, la mente di Futuro e Libertà. Ma non è, non può e forse non vuole essere il braccio, la manovalanza, i numerini dei sondaggi di un nuovo partitino. Non gli interessa. Lo dice con nettezza.
Il nuovo Fini è l’ultimo capotribù. L’indiano innocente sopravvissuto  a una strage di indecenti colpevoli. È l’autore di una Resistenza nata dal famoso dito puntato contro Berlusconi in quella esiziale assemblea nazionale Pdl di aprile 2010. È l’uomo che ha capito prima degli altri la necessità di andare oltre una stagione che pure ha egli stesso contribuito a fondare e a nutrire, fra luci e ombre. È l’erede più vicino al cuore di Giorgio Almirante e alla testa di Pinuccio Tatarella. Connotati che lo mettono viso a viso, mai come ora, con gli occhi della gente, la sua gente nei quali cerca di istillare quella certa idea di Italia, quel patriottismo repubblicano che è la moderna frontiera identitaria di quella che ci piace ancora chiamare la nuova destra che con le idee di Tatarella è andata oltre il Polo di Berlusconi e con quelle di Fini andrà anche oltre il Terzo Polo.
Fini è il leader di questa nuova destra. Ma ora, ancora, non si può dire.
Ora Futuro e Libertà nelle idee di Fini deve essere, ancor più degli alleati dell’Udc (dall’identità storica impossibile da discutere o mettere in ombra) ciò che è stato il partito Kadima in Israele: un centro di gravità permanente che nasce con l’obiettivo esclusivo di governare una crisi che, nel caso dello stato sionista, era a sua volta ben più permanente e radicata di quanto non lo sia quella italiana. Tuttavia, pure da noi, qualcosa di assimilabile sta avvenendo se è vero come è vero che il “patriottismo repubblicano” di cui parla Fini, la Kadima tricolore, servirebbe anzitutto a ricucire i brandelli o meglio a scrivere una nuova storia italiana ripartendo proprio dal 1992, cioè dalla fine sancita per via giudiziaria della Prima Repubblica che fu origine di due decenni di irrisolto quanto inconcludente conflitto bipolare.
Se dunque la cura da cavallo, l’elettroshock lo stanno somministrando Il ragionier Monti e i suoi tecnici che, non a caso, stanno governando con un’agenda politica dettata dall’Europa, il seguito del discorso, nel dopoelezioni del 2013, toccherà ancora a Monti, ancora sostento dalla Grossa Coalizione (Pdl-pd-Terzo Polo) come in maniera intelligente e scaltra va sussurrando da qualche settimana Berlusconi, oppure si dovrà trovare una via nuova, diversa, di crisi e di governo, di pragmatismo e idee, serenità e serietà politica terzi alla storia delle prime due Repubbliche italiane.
I grandi partiti, quelli che dovrebbero aver ereditato le tradizioni e gli ideali della politica italiana novecentesca, arrancano al seguito ma, tanto ad Alfano quanto a Bersani, manca il celeberrimo “quid” per potersi dire rappresentativi della loro stessa parte.
Un “quid” di fascino e di governo che potrebbe invece avere proprio Luca Cordero di Montezemolo, il presidente della fondazione Italia Futura cui per la prima volta, certamente in maniera non casuale, a Pietrasanta, Fini ha strizzato più di un occhio. Ha lanciato quasi un cenno di assenso sulla base di una somiglianza genetica, a partire dal nome, tra l’organizzazione del presidente Ferrari e Fli. Qualcosa che sia al servizio del Terzo Polo ma ben oltre le tentazioni di pastoie, doppi forni e persino furbette foto su twitter diversamente o modernamente democristiane. Avanti, senza se e senza ma, che nella lingua di Sion si dice Kadima, appunto.