L’Arabia Saudita compie 84 anni. Ma crisi interne ed esterne guastano la festa

di Francesco Cirillo

Arabia sauditaIl regno della dinastia Saud, che compie 84 anni (23 settembre 1932), è un paese dove modernità progredita grazie al petrolio e tradizione (la legge della Shari’a è alla base del sistema giudiziario del Regno) viaggiano in modo parallelo; grazie alla vendita del petrolio la monarchia Saudita è riuscita a modernizzare le sue città e i cittadini a beneficiare dei proventi.
Potenza sunnita wahhabita del Medio Oriente, ha sempre cercato di avere una forte influenza diplomatica sui paesi sunniti della regione, tentando nel contempo di limitare, dal 1979, le aspirazioni della Repubblica Islamica dell’Iran, sciita.
Dal 23 gennaio 2015 il nuovo re Salman, succeduto ad Abdallah, ha cambiato la strategia politico-militare di Riad: durante il regno di Abdallah, l’Arabia Saudita non si intrometteva nella politica interna di altri paesi, ma nel 2011 a causa delle rivolte nel quadro della cosiddetta Primavera araba, il Bahrein ha chiesto l’intervento militare dell’esercito saudita per riportare l’ordine nel paese. Il piccolo paese del Golfo era governato da una monarchia sunnita, ma la maggioranza della popolazione era di fede sciita e politicamente filo-iraniana. L’intervento saudita venne condannato da Teheran che lo bollò come un pericoloso atto di provocazione. Il regno resistette alle proteste aprendo a poche riforme “democratiche” come la possibilità per le donne del diritto di voto per i consigli comunali e di competere alle Olimpiadi. Pilastro della politica estera di Riad fin dalla sua nascita è stata l’alleanza sia con il Regno Unito sia con gli Stati Uniti. Con gli Usa l’Arabia Saudita ha stretto rapporti sin dai tempi di F.D.Roosevelt, ma nell’era di Barack Obama vi è stato un raffreddamento per la decisione Usa di trattare con Teheran per il suo programma nucleare. L’iniziativa non ha avuto commenti positivi dai sauditi, che si sono sentiti traditi dall’alleato occidentale.
Re Salman, dopo la salita al trono, ha cambiato i vertici dei servizi segreti e compiuto un rimpasto del governo. In seguito è intervenuto con una imponente operazione militare in Yemen per combattere i ribelli sciiti Houthi, compiendo pesanti bombardamenti sulle postazioni dei miliziani. In seguito, al comando di una coalizione di stati sunniti comprendenti gli Emirati Arabi Uniti, Qatar ed Egitto, hanno iniziato operazioni di terra riconquistando la città di Aden, roccaforte del presidente Abd Rabbo Mansour Hadi.
Intanto le forze Huthi, che occupano il nord dello Yemen, hanno compiuto diverse incursioni militari oltrepassando il confine con il regno saudita e lanciando missili balistici contro le posizioni della Guardia Nazionale.
In Arabia Saudita oltre alle forze armate regolari è operativa la Guardia nazionale, una forza paramilitare che ha il compito di proteggere la famiglia reale e che è composta da uomini provenienti dalle tribù leali alla casa dei Sau’d: è composta da 100mila effettivi altamente addestrati. Il loro compito è la protezione del re, della famiglia reale e dei luoghi storici e religiosi come le città sante della Mecca e di Medina. Gli ufficiali della Guardia nazionale si differenziano da quelli dell’esercito anche in quanto i comandanti delle unità (ad esempio dei battaglioni) sono in gran parte costituiti da cugini tribali, il che rende questi ufficiali e i loro seguaci meno sensibili alle idee sovversive e alle ideologie straniere. La Guardia nazionale è al comando diretto del re attraverso il ministro della Guardia nazionale e quindi, a differenza del resto delle forze armate saudite, non è sotto il controllo del ministero della Difesa; dunque la sua struttura di comando e la rete di comunicazione sono separate e il suo quartiere generale, a Riyad, controlla direttamente i tre settori regionali, le strutture di formazione e i quattro battaglioni della Brigata Meccanizzata Re Abd al-Aziz.
I tre settori regionali (orientale, centrale e occidentale) comandano una o più brigate meccanizzate o motorizzate, forze di sicurezza indipendenti e di polizia militare e battaglioni logistici.
Negli 84 anni di storia dell’Arabia Saudita il petrolio, grazie alle ingenti risorse, è stato il pilastro portante dell’economia del paese, oltre al turismo religioso che avviene ogni anno per il pellegrinaggio alla Mecca e Medina che ogni musulmano deve compiere almeno una volta nella vita.
La tensione tra Riad è Teheran si è alzata di recente a causa del rifiuto dell’Iran di autorizzare il pellegrinaggio dei suoi cittadini verso le città sante. Alla base vi sono le dichiarazioni dell’ayatollah Ali Khamenei, il quale ha definito Salman d'arabia grandei sauditi “demoni” e indegni di proteggere le città sacre alla religione islamica.
Riyad è sponsor di diversi partiti musulmani e gruppi radicali sparsi in quasi tutto il Medio Oriente, tra cui i Fratelli Musulmani. I sauditi hanno finanziato la costruzione di moschee, centri culturali e scuole coraniche in tutto il continente europeo e nei paesi sunniti. Nel mosaico della guerra siriana stanno appoggiando l’opposizione anti-al-Assad con finanziamenti, armi e la formazione dei ribelli sia moderati sia di stampo jihadista. Il crollo del prezzo del petrolio, avvenuto nel 2015, ha contratto l’economia saudita quasi completamente dipendente da questa risorsa.
Al recente G20 è stato firmato un accordo per il congelamento della produzione di petrolio tra la Russia e il Regno Saudita.
Negli 84 anni della sua nascita il Regno Saudita sta attraversando una contrazione, se pur di debole entità, della sua economia e sta sentendo la minaccia dell’Isis, che rischia di destabilizzare il paese.

Nella seconda foto: re Salman bin Abdulaziz al-Saud.