Le Fiji ratificano la Cop21: è la prima nazione

di C. Alessandro Mauceri

Fiji parlamentA novembre scorso tutto il mondo ha assistito alla performance dei leader mondiali che si sono riuniti per decidere del futuro della Terra, per prendersi cura dell’ambiente. In realtà pochi sanno che di ufficiale fino ad ora c’è stato molto poco, anzi praticamente niente.
I paesi che hanno partecipato al COP21 hanno tempo fino ad aprile, cioè quando i 196 paesi partecipanti si incontreranno nella sede centrale dell’organizzazione internazionale a New York, per ratificare le promesse fatte lo scorso anno. A dimostrazione di quanto tutti questi paesi tengano all’ambiente, ad oggi l’unico paese ad aver ratificato le promesse fatte sono state le Fiji. Il 12 febbraio, il parlamento delle isole situate nell’oceano Pacifico ha adottato all’unanimità il trattato per la riduzione delle emissioni di gas serra. Frank Bainimarama, primo ministro delle Isole Fiji ha detto che i cambiamenti climatici sono un serio problema: l’aumento della temperatura del pianeta provocherà l’innalzamento del livello del mare, ma anche una maggiore frequenza di cicloni tropicali e alluvioni e il degrado degli ecosistemi della barriera corallina. Tutti effetti che potrebbero mettere seriamente a rischio quello che è considerato da tutti un paradiso. Per questo le Fiji hanno promesso di andare ben oltre le promesse fatte a Parigi, a cominciare dai paesi maggiori responsabili dell’inquinamento del pianeta (Stati Uniti d’America, Cina e India), e che entro il 2030 utilizzerà il cento per cento di energie rinnovabili.
E gli altri? Non si sa: le loro parole sembrano essersi sciolte al caldo che in questi giorni sta coprendo tutto il pianeta. Sì, perché mentre i leader mondiali da decenni organizzano incontri e fanno promesse che poi non vengono mantenute, la situazione del clima peggiora mese dopo mese.
La velocità con cui la temperatura media del pianeta sta aumentando è spaventosa: solo qualche mese fa l’aumento era di meno di un grado, poi è stato lanciato l’allarme che questa crescita era accelerata bruscamente e la temperatura media era cresciuta di un grado; ora i ricercatori sono certi che questo aumento è ben più consistente. Secondo la Nasa e l’Agenzia federale per la meteorologia (Noaa), il 2015 è stato l’anno più caldo da quando vengono effettuate rilevazioni attendibili, il 1880. Lo scorso anno la temperatura è aumentata di un grado (e non di frazioni) rispetto all’epoca preindustriale. E, come se non bastasse, il mese di dicembre è stato il più caldo in oltre 130 anni: 1,11 gradi sopra la media.
Ma se almeno altri 55 paesi, responsabili di più della metà delle emissioni di CO2 globali, non ratificheranno formalmente l’accordo di Parigi entro aprile, gli sforzi dei piccoli paesi come le Fiji saranno stati inutili.
Tanto più che,p almeno fino ai prossimi tre anni non saranno disponibili indicazioni specifiche circa i finanziamenti per il clima: la decisione prevede che solo nel 2018 i negoziatori inizieranno a lavorare sull’inserimento di strumenti specifici di finanziamento nell’ambito della Convenzione quadro UNFCC.