Libia. Berlino: piccoli passi avanti, sospensione delle ostilità e commissione congiunta di monitoraggio della crisi

Salamè si oppone a Conte, 'nessuna forza di interposizione europea'.

di Guido Keller

BERLINO. Piccoli, piccolissimi passi avanti sulla crisi libica si sono compiuti oggi a Berlino, dove si è tenuta la Conferenza patrocinata dall’Onu alla quale hanno preso parte, oltre agli esponenti delle due parti in lotta, l’Unione Europea e i diversi attori internazionali che direttamente o indirettamente sono coinvolti nel conflitto, a cominciare dalla Turchia per arrivare agli Emirati Arabi Uniti, che non da oggi forniscono soldi e armi al governo “di Tobruck” in barba alle risoluzioni Onu. Grandi assenti alcuni dei paesi vicini tra cui il Marocco, che aveva ospitato l’intesa di Skhirat, e la Tunisia, paese confinante e che per primo risente degli effetti della crisi, invito respinto all’ultimo dopo che ne era stata negata la partecipazione. Non era assente l’Egitto, schierato apertamente con l’uomo forte di Tobruk, il generale Khalifa Haftar, tanto da sostenerlo con forniture e mezzi.
Innanzitutto è stata mantenuta la tregua scaturita dall’incontro dell’8 gennaio fra il presidente russo Valdimir Putin e quello turco Recep Tayyp Erdogan, anche perché permane la minaccia di quest’ultimo di inviare nel paese nordafricano i propri militari per contrastare l’offensiva di Khalifa Haftar, attuata con migliaia di mercenari provenienti dal Sudan e da altri paesi.
Poi è stata stabilita una commissione militare congiunta di 5 militari per parte, un “5+5”, incaricata di monitorare la sospensione delle ostilità, fino ad oggi poco osservata soprattutto dagli uomini di Haftar.
L’inviato dell’Onu per la crisi libica, Ghassan Salamè, ha invece dato l’altolà al premier italiano Giuseppe Conte, il quale proponeva una missione europea di interposizione: “Non sono sicuro che ci sia spazio per una missione europea in Libia”, ha affermato Salamè, per il quale “Se c’è un accordo politico forte, sono meno necessari i soldati. Se invece l’accordo politico è molto debole, non ci saranno mai abbastanza soldati sul terreno per controllare la pace”.
Al presidente del Consiglio presidenziale del governo di accordo nazionale Fayez al-Serraj, che rimproverava all’Unione Europea di essere “arrivata troppo tardi e divisa, serve un’autocritica”, Conte ha risposto che “ci siamo sempre stati, ma ore c’è la consapevolezza che su questi dossier l’Ue debba muoversi con la massima determinazione e una voce sola”.
Al-Serraj ha comunque affermato che “ci saremmo aspettati la condanna dell’offensiva di Haftar”, ma si sa che quando si tratta bisogna trovare la linea di compromesso.
Altro punto è l’esortazione a tutte le parti libiche di “fermare le ostilità contro le strutture petrolifere”. Messaggio chiaro indirizzato ad Haftar, che ha chiuso le esportazioni due giorni fa ha interrotto i principali terminal petroliferi. Poi nel documento finale sono stati inseriti la ristrutturazione economica del paese e il rispetto dei diritti umani.
Haftar e al-Serraj hanno rifiutato di interfacciarsi e di prendere parte al punto stampa conclusivo, segno che per la risoluzione della crisi bisogna fare ancora molto. Il prossimo passo potrebbe, stando sempre a quanto concordato a Berlino, essere quello della creazione di un nuovo governo che prenda il posto di quello “di Tripoli” e di quello “di Tobruk”, ma lì la via è ancora in salita.