Libia. Camera e Alto Consiglio di Stato finalmente insieme

di Vanessa Tomassini –

Dopo il discorso dell’Alto rappresentante della missione di supporto in Libia (UNSMIL), Ghassan Salamè, al recente Consiglio di Sicurezza Onu, sembrerebbe che la Camera dei Rappresentanti di Tobruk, sotto l’egida di Aguila Salah e l’Alto Consiglio di Stato guidato da Abdulrahman al-Sewehli, siano pronti a collaborare seriamente per mettere fine alla situazione di stallo in Libia. L’incapacità del Consiglio presidenziale, rappresentato da Fayez al-Serraj, di unificare le istituzioni e di fornire servizi ai cittadini è ormai noto a tutti soprattutto dopo le parole dure di Salamè, che lasciano poco spazio all’immaginazione. Cinquantaquattro membri dell’Alto Consiglio di Stato hanno rilasciato una dichiarazione che invita la Camera dei Rappresentanti ad unificare gli sforzi per coordinarsi e lavorare insieme in modo di affrontare le sfide e le difficoltà che ostacolano il raggiungimento degli obiettivi dell’accordo politico, passando immediatamente al rimpasto del ramo esecutivo e compiere tutto quanto necessario per giungere quanto prima a legittime elezioni secondo l’action plan delle Nazioni Unite. I rappresentanti dell’Alto Consiglio di Stato, paragonabile al nostro Senato nella complessità delle istituzioni libiche, hanno spiegato che questo invito è divenuto necessario per l’incapacità dell’attuale Consiglio di Presidenza nello svolgimento della maggior parte delle sue funzioni, ma soprattutto per via dei suoi meccanismi che più includere pongono maggiori ostacoli ed amplificano il divario tra i libici. Inoltre, entrambe le parti hanno accusato la squadra di al-Serraj di sperperi e di una mala gestione della spesa pubblica. In questo quadro non va dimenticato che il Consiglio presidenziale è stato di recente al centro di diverse polemiche per i suoi rapporti con le milizie islamiste che più che ristabilire la legalità hanno contribuito a generare altro caos. Altro fallimento del Governo riconosciuto dalla Comunità Internazionale è il ritorno del popolo Tawergha in programma per lo scorso primo febbraio e di cui tutti oggi si rifiutano di parlare, senza pensare al coinvolgimento di esponenti del Consiglio presidenziale nel massacro di Brak al-Shati. al-Serraj, che ultimamente ha concentrato i suoi sforzi nell’unificazione dell’esercito, al momento senza alcun successo, avrà un asso nella manica?