Libia. In quasi 3 milioni al voto per l’Assemblea. Ma in Cirenaica scoppiano le tensioni

di Enrico Oliari –

Appena votato nella sua città di Baida, il presidente del Consiglio nazionale di transizione della Libia, Mustafà Abdel Jalil, ha dichiarato che al momento la situazione della prima tornata elettorale democratica della Libia è “eccellente”.
Tuttavia i segnali che vengono da più parti danno l’impressione di un paese tutt’altro che riunito e organizzato dopo la cacciata di Gheddafi. Questo non tanto per la possibile salita al potere dei partiti islamici, che, anzi, si dimostrano pronti al dialogo, tanto che proprio ieri Nizar Kirkish, vice presidente del partito Giustizia e Costruzione, ha dichiarato che “le relazioni tra Libia e Italia sono storiche, nonostante il passato coloniale” e in futuro “si baseranno sul partenariato, con particolare attenzione alla cooperazione economica, soprattutto nel settore dell’energia e degli investimenti”; quanto più per i continui segnali preoccupanti che stanno arrivando dalla tornata elettorale stessa: ieri un elicottero che portava le schede elettorali è stato costretto ad atterrare nei pressi di Bengasi dalla contraerea e l’addetto della Commissione elettorale è stato ucciso. Oggi in Cirenaica 101 seggi sono stati chiusi per gli atti di sabotaggio e per motivi di sicurezza, mentre a Bengasi sono state arrestate 7 persone per aver assaltato un seggio. Va ricordato che con la caduta di Gheddafi soffiano in Libia venti secessionisti che vorrebbero la Cirenaica separata dalla Tripolitania ed a sua volta dal Fezzan.
Le elezioni di oggi hanno lo scopo di istaurare l’Assemblea parlamentare, ma già il Consiglio nazionale transitorio ha fatto sapere l’intenzione di volerne ridurre poteri: stando a quanto stabilito, non sarà il Parlamento a scrivere la nuova Costituzione, bensì un apposito consiglio per il quale serviranno nuove elezioni.