Libia. Maeteeq minaccia di chiudere il confine con la Tunisia

di Vanessa Tomassini –

Sabato il vicepresidente del Consiglio presidenziale del Governo di Accordo Nazionale, Ahmed Maeteeq, ha ordinato al ministero degli Esteri libico di adottare tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza dei cittadini libici in Tunisia, a seguito delle numerose denunce di maltrattamenti di cittadini libici che hanno fatto ritorno a casa passando per Ben Garden, città di confine nel sud tunisino.
Maeteeq ha anche ordinato al Ministero dell’Interno di chiudere il confine con Ras Agedir se il governo tunisino non intraprenderà un’azione concreta contro i rivoltosi di Ben Gardane, che rischiano di compromettere i rapporti storici tra la Libia e la Tunisia. Nei giorni scorsi, diversi manifestanti tunisini a Ben Garden hanno bloccato le principali strade utilizzate dai camion per le esportazioni diretti in Libia, per protestare contro un “maltrattamento nei loro confronti da parte di alcuni membri del personale di frontiera a Ras Agedir”.
Moltissime famiglie libiche da tempo si lamentano del trattamento ricevuto in questa zona, da molti visto come in risposta ai controlli e alle persecuzioni delle autorità libiche per smantellare il commercio illegale e il contrabbando di carburante, a cui sono dedite bande di tunisini soprattutto per via della crisi economica che da diversi anni attraversa il paese. La città di confine di Ben Garden dipende principalmente dal commercio transfrontaliero con la Libia in quanto il tasso di disoccupazione continua a salire. I tunisini, soprattutto quelli della regione meridionale di confine, vedono la Libia come un’opportunità di vita migliore anche perché per il momento non ci sono restrizioni di viaggio tra le due nazioni.
Ma non è tutto, la chiusura del confine con la Tunisia sembra essere sempre più una scelta obbligata, nell’ultimo periodo diversi cittadini tunisini sono stati arrestati in Libia con l’accusa di terrorismo e le carceri libiche sono ancora piene dei familiari dei combattenti dell’Isis, comprese donne e bambini, che Tunisi rifiuta di riaccogliere e reintegrare.