LIBIA. Nuove proteste: chiuso l’oleodotto di Wafa

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petrolioNel caos libico, dove lo stato centrale è annichilito dal potere delle numerose tribù e dove sono ancora 500 le milizie che non hanno accettato la richiesta di Tripoli di sciogliersi o di aderire all’esercito regolare, vi sono numerose proteste a catena che bloccano gli impianti di produzione degli idrocarburi (unica risorsa del paese) per chiedere maggiore autonomia, particolari riconoscimenti auto-determinativi o il pagamento degli stipendi.
Da poco è ripresa la produzione presso l’impianto di Mellitah, in join venture Eni-Noc, bloccata per settimane a causa delle proteste dei berberi Amazig, come pure presso l’impianto estrattivo di Ubari, nella parte occidentale del Fezzan, dove i tuareg hanno ottenuto l’istituzione di un Consiglio locale eletto e di carte d’identità nazionali; tuttavia nuove proteste hanno da ieri bloccato un gasdotto nella località di Nalut, nell’ovest della Libia: a chiudere i rubinetti dell’impianto di Wafa sono state le guardie di sicurezza, le quali lamentano di non ricevere lo stipendio da marzo.
Wafa è a sua volta collegato a Mellitah, da dove partono le tubazioni per l’Italia.