Libia. Tripoli chiede alla Cpi di indagare Haftar per crimini di guerra

Il governo italiano proporrà al Parlamento l'invio di 500 militari, una nave e tre aerei per la missione Irini.

di Mohamed Ben Abdallah

Non si fermano nonostante i continui appelli della comunità internazionale gli scontri in Libia, con il generale “di Tobruk” Khalifa Haftar che vede sempre più sfumare la riuscita della sua personalissima offensiva su Tripoli. Questa, partita il 4 aprile dello scorso anno, si sarebbe dovuta concludere in un mese, ma sì è poi arenata alle porte della capitale lasciando sul terreno numerose vittime civili. Le notizie di oggi riportano di nuovi bombardamenti sul quartiere che ospita le ambasciate di Italia e Turchia, un chiaro segnale rivolto ai paesi che sostengono il governo di Accordo nazionale guidato da Fayez al-Serraj, ma le forze generale (Lna), il quale si è autoproclamato a capo della Libia dopo l’esautorazione della Camera dei rappresentanti di Tobruk, stanno perdendo la base strategica di al-Waitya, in questo momento teatro principale degli scontri. In queste ore ad al-Waitya Haftar ha perso nei combattimenti tre comandati, ma continua a contare su una buona capacità di raid aerei, e negli ultimi giorni è tornato a colpire con numerosi razzi l’aeroporto civile di Mitiga.
Sul piano diplomatico vi sono stati continui scambi di accuse di terrorismo fra gli Emirati Arabi Uniti, che non da oggi riforniscono Haftar di armi e di denaro, e la Turchia, paese che di recente è corso in aiuto del governo di Accordo nazionale (Gna): in una lettera sottoscritta da Eau, Grecia, Cipro, Egitto e Francia il governo turco viene accusato di creare instabilità nel Mediterraneo orientale, ma il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha ribaltato le accuse indicando proprio gli Emirati quali co-artefici degli “sconvolgimenti in Libia e nello Yemen”, oltre che di sostenere le forze jihadiste di al-Shabaab in Somalia, dove la Turchia supporta invece le truppe regolari di Mogadiscio.
Haftar ha sempre cercato di prendere Tripoli soprattutto per entrare in possesso del denaro della Banca centrale libica al fine di rispondere ai debiti contratti con gli Emirati, l’Arabia Saudita e l’Egitto, oltre che per pagare le migliaia di mercenari sudanesi, spesso portati nel paese nordafricano con l’inganno di essere assunti da compagnie di sicurezza di Abu Dhabi, ma ha minacciato l’Italia di invaderla di immigrati se non avesse collaborato con lui ed ha cercato in più occasioni ma senza successo l’appoggio dei russi, ottenendo solo l’invio di mercenari della compagnia Wagner, tra l’altro a caro prezzo.
E’ invece di oggi la notizia, comunicata dal ministro degli Esteri “di Tripoli” Mohamed Taher Siala, della richiesta al Tribunale penale internazionale dell’Aja di indagare Haftar, dal momento che “Non c’è violazione delle leggi internazionali e dei diritti umanitari che non abbia commesso, dall’uccisione dei prigionieri all’attacco delle missioni diplomatiche”, ma va detto che nei nove anni di conflitto abusi sono stati commessi da entrambe le parti, come pure vi sono state interazioni con organizzazioni indicate come terroristiche.
Fayez al-Serraj deve intanto districare il nodo di chi mettere a capo dei servizi segreti, dopo la morte naturale di Abdelkader Touhami: il suo intento è quello di promuovere a tale ruolo Abdelhamid al-Alem o Kamel Abou Habisha, ma entrambi non sono visti di buon occhio da una parte dell’opinione pubblica e soprattutto dagli uomini in prima linea in quanto provenienti dall’ancien régime, ed in particolare legati ad Abdullah Senussi.
Intervenendo alla Camera per il Question time, il ministro degli Esteri Luigi di Maio ha annunciato che verrà portata al Parlamento a breve la proposta di assegnare alla missione EunavforMed-Irini dell’Ue, finalizzata al rispetto della risoluzione Onu sul blocco dei traffici di armi diretti in Libia, una forza composta di 500 uomini, una nave e tre aerei. Di Maio ha spiegato che “Le accresciute interferenze esterne e l’intensificarsi del flusso di materiale ed equipaggiamento a favore di entrambe le parti in conflitto ostacolano qualsiasi prospettiva di pacificazione”. “L’Italia – ha continuato il ministro – ha fortemente insistito perché negli assetti di comando, nella definizione delle regole d’ingaggio, nell’individuazione delle capacità necessarie si prestasse massima attenzione al fatto che Irini possa operare in maniera neutra e bilanciata. E’ per questo che è stata sollecitata l’attivazione delle capacità satellitari necessarie al monitoraggio dell’intero territorio libico”.

Libia. La base militare di al-Watiya.