Lo scandalo Luxleaks e quelle commissioni che servono a poco o a niente

di C. Alessandro Mauceri –

JunckerQualche mese fa è scoppiato lo scandalo Luxleaks: dalle indagini condotte dall’International consortium of investigative journalists (Icij) e da una quarantina mezzi d’informazione europei è emerso che c’erano accordi segreti tra il Lussemburgo e centinaia di imprese (ben 340) per ridurre gli oneri fiscali grazie alla pratica del “ruling”. Un’inchiesta che coinvolgeva anche il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ai tempi primo ministro del Lussemburgo. In sintesi, grazie alle agevolazioni finanziarie concesse dal Lussemburgo tra il 2002 e il 2010, centinaia di grandi aziende avrebbero risparmiato miliardi di euro di tasse. Ma, secondo gli investigatori, così facendo avrebbero violato le norme europee in materia di aiuti di Stato. Un comportamento illecito e per di più non un caso singolo: in pochi mesi, infatti, l’inchiesta si è estesa ad altri due paesi, l’Irlanda e i Paesi Bassi.
Della vicenda si è parlato anche durante l’incontro dei giorni scorsi tra il ministro greco Yanis Varoufakis e il suo omologo tedesco Wolfgang Schaeuble. Varoufakis ha ribadito che la Grecia “ha un grave problema di evasione a causa del transfer pricing“, una tecnica di elusione incentrata sui pagamenti per lo scambio di beni e servizi tra società dello stesso gruppo con sedi in diversi Paesi. Uno stratagemma al quale pare cerchino di ricorrere molti paesi dell’Unione. Nei giorni scorsi anche il Belgio è finito nel mirino della Commissione europea per agevolazioni fiscali concesse alle multinazionali.
Per questo era normale aspettarsi che il Parlamento europeo e la Commissione europea conducessero indagini approfondite. Anzi sono state preannunciate non una, ma ben tre diverse inchieste. “Secondo quanto emerge, alcune multinazionali pagavano le tasse solo su una parte del loro imponibile in Belgio, senza valide ragioni fiscali. Perché allora gli altri dovrebbero pagare tutto?” ha detto la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager.
Inchieste che però non potranno dimostrare nulla. Proprio nei giorni scorsi, infatti, l’Europarlamento ha annunciato che creerà una “semplice commissione speciale” con “minori capacità investigative”. I poterei che avrà la commissione sono stati spiegati dall’eurodeputato belga Philippe Lamberts: “Una semplice commissione speciale non può controllare il contenuto di documenti nazionali, specialmente quelli relativi a materie fiscali” ha detto, “L’accesso a questi è riconosciuto soltanto a commissioni d’inchiesta. Questo è ciò fa la differenza tra le due”.
In altre parole, una commissione investigativa che non potrà “investigare” dato che non potrà nemmeno raccogliere le testimonianze delle persone coinvolte nei fatti. L’annuncio di una simile assurda decisione è stato dato durate la conferenza dei presidenti dell’Europarlamento. “La Commissione d’inchiesta può essere usata dal Parlamento europeo soltanto nel caso in cui ci sia la certezza della violazione di regole e leggi e non nel caso in cui si sospetti che le violazioni siano avvenute” ha detto Martin Schulz.
Ma a cosa serve un’inchiesta se si ha già la “certezza della violazione di regole e leggi”?