di Alberto Galvi –
E’ stato insediato come 17mo Yang di-Pertuan Agong il sultano Ibrahim Sultan Iskandar, in una cerimonia tenutasi a Kuala Lumpur e trasmessa in diretta dalla televisione di Stato. Per cinque anni servirà come parte del sistema unico della Malesia di monarchia a rotazione in base al quale i nove governanti ereditari del paese si alternano per essere lo Yang Di-Pertuan Agong, o “Colui che è Fatto Signore”.
La Malesia affronta oggi la piaga corruzione, che ha intrappolato alcune delle personalità politiche più importanti dell’era Mahathir; vi sono poi speculazioni sulla grazia per l’ex primo ministro caduto in disgrazia Najib Razak e continue manovre politiche come parte di un riallineamento iniziato nel 2018, quando l’UMNO (Organizzazione Nazionale Malese Unita), un tempo dominante, fu sconfitta per la prima volta dall’indipendenza del paese. In quell’occasione re Muhammad V, dello Stato nord-orientale del Kelantan, era sul trono e contribuì a garantire un regolare trasferimento del potere.
Sebbene il re sia un monarca costituzionale, lo sconvolgimento seguito alle storiche elezioni del 2018 ha visto il sovrano svolgere un ruolo più importante nella politica del paese. Con l’insediamento del sultano Ibrahim la Malesia sebra destinata a un periodo di relativa calma, con il primo ministro Anwar Ibrahim a capo di un cosiddetto governo di “unità” che comprende i suoi rivali di un tempo nell’UMNO, nonché rappresentanti degli Stati di Borneo, Sabah e Sarawak.
In mezzo alle profonde divisioni della società malese sussistono acerime lotte per il potere: l’ex primo ministro Najib Razak è stato condannato a 12 anni di carcere per corruzione. I malesi sono musulmani, e per loro il re è il capo ufficiale dell’Islam locale.