Mali. Continuano i raid francesi contro gli jihadisti. Ed i touareg cambiano (comprensibilmente) bandiera

di Enrico Oliari –

Continuano i raid dei caccia francesi sul nord del Mali: dopo Gao, dove sono stati uccisi una sessantina di jihadisti, oggi sono stati abbattuti obiettivi a Douentza: “Alcuni aerei hanno bombardato oggi, diverse volte, il quartier generale degli islamici a Douentza – ha riferito un testimone – che è stato distrutto, ma i miliziani non c’erano”. La versione è stata confermata anche da un commerciante del posto, il quale ha spiegato che “la zona bombardata, all’ingresso sud della città, era il quartier generale del Movimento per l’unicità e la jihad nell’Africa Occidentale. I miliziani islamici hanno lasciato oggi la città”. Douentza si trova 800 chilometri a nord di Bamako, ma fonti ufficiali hanno fatto sapere che l’aviazione francese ha colpito anche altri obiettivi in diverse città di quella che nel maggio scorso si era autoproclamata, se pur per pochi giorni, la repubblica dell’Azawad.
La secessione da Bamako era iniziata quasi due anni fa, quando le tribù tuareg, per combattere contro il governo centrale, avevano chiesto l’aiuto di miliziani stranieri di al-Qaeda Aqmi e dell’Ansar Dine, muniti delle armi che specialmente dalla Libiacontinuano a fuoriuscire in tutta la regione del Sahel; tuttavia, una volta conquistato l’importante nodo di Timbuctù e, de facto, diviso il paese in due, gli jihadisti hanno imposto la sharia, distrutto le antiche testimonianze delle città, come i mausolei e le statue del dio Farouk, ed assoggettato le tribù autoctone.
Ai touareg non è restato quindi altro che tentare di ribellarsi contro gli ex alleati, arrivando a chiedere l’intervento occidentale e persino a dichiararsi pronti al laicismo: proprio oggi Moussa Ag Assarid, esponente del Movimento nazionale per la liberazione dell’Azawad (Mnla), ha fatto sapere da Tinzawatane, nell’estremo nord del Mali dove il movimento è riunito in congresso da diversi giorni, che i ribelli tuareg sono “pronti ad aiutare” le forze francesi impegnate in Mali contro i gruppi islamici che controllano il nord del Paese, arrivando a dire che “noi appoggiamo assolutamente l’intervento aereo francese e siamo pronti ad aiutare l’esercito francese” e a “fare il lavoro sul terreno”.
Nel frattempo droni (aerei senza pilota) continuano a sorvolare le postazioni degli jihadisti per individuare i nuovi bersagli dell’aviazione, nonostante l’azione della Francia resti non pienamente condivisa piano internazionale, tanto che la Germania ha ieri dichiarato di preferire una soluzione politica all’intervento militare. La Gran Bretagna sta fornendo alla Francia supporto logistico, mentre alcuni paesi dell’Africa, specialmente dell’Ecowas (Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale) stanno mandando uomini e mezzi.
La situazione del Mali si era posta all’attenzione internazionale nel marzo 2012 quando un giovane ufficiale dell’esercito maliano, Amadou Sanogo, cresciuto professionalmente ed addestrato negli Stati Uniti, aveva deposto con un golpe il presidente Amadou Toumani Touré, accusandolo di aver lasciato i soldati a combattere contro i guerriglieri del nord senza mezzi e senza rinforzi. Sanogo aveva poi passato il potere ad un governo di transizione, guidato dall’attuale rpesidente
Dioncounda Traoré.
L’Onu, che ha inviato in Mali l’italiano Romano Prodi, ha autorizzato l’intervento della Comunità internazionale per ripristinare sul territorio la sovranità di Bamako con la Risoluzione 2085.