Messico. Trump incontra Pena Nieto e tace sul muro. Ma poi, ‘saranno loro a pagarlo’

Notizie Geopolitiche –

trump con pena nieto“Credetemi, ancora non lo sanno, ma saranno loro a pagarlo”. Così si è espresso il candidato repubblicano Donald Trump in un comizio a Phoenix, in Arizona, tirando fuori uno dei suoi classici cavalli di battaglia, cioè il muro anti-migranti con il Messico.
Eppure ieri, incontrando a Città del Messico Enrique Pena Nieto in quello che sarebbe dovuto essere uno sveglio delle capacità di fare politica estera, Trump ha comunicato l’intenzione di costruire il muro, senza però rispondere al presidente messicano, il quale gli ribadiva che non sarà il Messico a pagare. Il tutto ovviamente in caso di elezione di Trump alla Casa Bianca.
I due hanno discusso di immigrazione e di commercio: per Pena Nieto, il North American Free Trade Agreement (Nafta), il trattato di libero scambio tra Usa, Candada e Messico che Trump ha annunciato di voler abolire, “Ha fatto bene a entrambi i Paesi”, ma il candidato repubblicano gli ha risposto che “Ha fatto più bene al Messico che a noi”.
In tema di industria manifatturiera Trump ha allargato l’area geografica: se ha sempre detto che l’industria va riportata negli Usa a costo di tassare pesantemente le merci delle aziende che hanno delocalizzato, forse per essere politically correct ha affermato che la produzione va “va mantenuta nell’emisfero occidentale”, anche perché “Abbiamo una forte competizione dalla Cina”.
Trump non ha chiesto scusa per gli insulti ai messicani immigrati negli Usa, quando nel nel giugno 2015 aveva affermato che sono “stupratori e criminali”; Pena Nieto gli ha comunque ricordato che “i messicani si sono offesi per quanto è stato detto”, che si meritano “il rispetto di tutti” e che quelli in Usa sono “persone oneste, gran lavoratori”.
Parlando del tema dei migranti, il presidente messicano ha rilevato che l’immigrazione illegale è ai minimi di 10 anni, ma Trump lo ha incalzato affermando di volerla contrastare in modo definitivo “non solo tra le nostre nazioni ma anche dall’America centrale e meridionale”, poiché è un “disastro umanitario” che “deve essere risolto velocemente” e perché “non è giusto per nessuno, tanto meno per gli Usa e il Messico”.