Nucleare iraniano? Una bufala, lo dice l’Aiea. Solo tensione, quindi: oro per le industrie di armi

di Enrico Oliari –

Da mesi, se non da anni, dura il ping pong fra l’Iran e la Comunità internazionale sull’impiego dell’energia nucleare, da parte del paese degli ayatollah, per fini bellici: da una parte Teheran, che ha sempre stragiurato di non avere intenzione di costruire testate atomiche, dall’altra il resto del mondo, in particolare Stati Uniti ed Israele, che sostenevano il contrario. Quest’ultimo in particolare ha caldeggiato nei mesi scorsi un attacco preventivo nei confronti dell’Iran, appello fortunatamente rimasto isolato, mentre gli Usa sono riusciti ad imporre, se non altro, un embargo che si presenta come un colabrodo, dal momento che persino la Cina continua ad acquistare da Teheran petrolio.
In mezzo scenari da guerra fredda, con scienziati uccisi dalle spie del Mossad e sfoggio di muscoli, che se non altro ha portato ossigeno alle economie dei paesi costruttori di armi in quanto tutta l’area mediorientale è andata armandosi fortemente.
Dopo la guerra in Iraq e le armi di distruzione di massa mai trovate, il mondo (leggasi Russia e Cina) ha imparato a prendere con più prudenza quanto viene da Washingtown e da Tel Aviv ed oggi l’ambasciatore dell’Iran presso dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Ali Asghar Soltanieh, ha riportato Urbi et orbi il rapporto della stessa agenzia che conferma il non uno scostamento dal programma nucleare iraniano di natura pacifica.
Soltanieh ha affermato, avvalendosi del rapporto consegnato ai vari rappresentanti presso l’Agenzia guidata da Yukiya Amano, che “è un’altra prova della natura pacifica delle attività nucleari dell’Iran e dei successi nell’area della tecnologia atomica, in particolare nell’arricchimento dell’uranio” e quindi della piena collaborazione di Teheran con la stessa Aiea.
A dire il vero il rapporto non è stato ancora stato pubblicato in modo ufficiale, perché serve l’approvazione da parte del Consiglio dei governatori, mentre le indiscrezioni parlano di uno sforamento di 7 punti base delle particelle rinvenute nei campioni del sito di Fordo oltre il limite del  20% dichiarato, un “incidente” secondo l’Iran, ma ben lontano dal ”bomb grade” del 90%.
Nel novembre scorso i rapporti dell’Aiea spiegavano che l’Iran aveva lavorato al progetto atomico per scopi bellici fino al 2003, ma, a quanto risulta, quel 27% suona come una batosta per la presunzione israeliana.
La guerra, più che militare, fino ad oggi sembra essere stata economica, dal momento che, come spiegato, la strategia della tensione ha portato i paesi del Golfo e dell’area ad armarsi fino ai denti, moltiplicando le commesse alle aziende produttrici di armi, specialmente americane.