Nuovo ‘niet’ di Mosca ad una mozione contro al-Assad. Gli insorti schiacciano gli jihadisti ad Aleppo

di Guido Keller –

siria aleppo consiglio sicurezza grandeNuova “niet” della Russia ad una mozione non vincolante di censura nei confronti del regime di Bashar al-Assad per le stragi di civili perpetrate con i raid aerei su Aleppo, città siriana dove sono in corso aspri combattimenti fra insorti, esercito regolare e brigate jihadiste legate ad al-Qaeda: a proporre la condanna al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dove Mosca ha potere di veto, è stata la Gran Bretagna, la quale nella mozione ha voluto sottolineare con “indignazione” i raid aerei partiti il 15 dicembre, ovvero i “quotidiani” attacchi “cinici e sistematici” sulla città, che hanno provocato già 700 morti e 30mila feriti.
In realtà ad Aleppo è il caos, proprio per la presenza di tre fronti, tanto che oggi si ha notizia della fine degli scontri fra gli insorti e gli jihadisti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, i quali si sono conclusi con la vittoria dei primi: fra i 385 morti degli ultimi cinque giorni vi sono, secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, organizzazione dell’opposizione con sede a Londra, 56 civili; sempre l’Osservatorio ha reso noto che nel quartier generale dell’Isil (abbreviativo del gruppo qaedista), che era in un ospedale pediatrico, sono stati rinvenuti i cadaveri di 42 persone giustiziate in maniera sommaria, mentre in internet sono state postate le immagine delle atrocità compiute sui prigionieri.
L’azione della Russia, alleata di Bashar al-Assad, al Consiglio di Sicurezza ha così obbligato la Gran Bretagna a ritirare la propria mozione, cosa che era successa anche il mese scorso, quando erano stati gli Usa a presentare una proposta analoga.
D’altronde è questione di giorni perché, finalmente, abbiano inizio i colloqui del “Ginevra 2”, che si terranno a Montreaux il prossimo 22 gennaio, dove le parti e la comunità internazionale si incontreranno proprio per trovare una soluzione alla questione siriana, dopo tre anni di guerra ed oltre 130mila morti.
Mosca e Pechino, che in Siria hanno propri interessi, dalla base russa di Tartus ai contratti cinesi per le infrastrutture, hanno già impallinato diverse mozioni vincolanti proposte contro al-Assad.