Nuovo raid israeliano su obiettivi in Siria: colpiti base aerea e carico di missili destinato ad Hezbollah

di Enrico Oliari –

israele caccia grandeLa Cnn ha reso noto, citando fonti dell’amministrazione Obama, di un nuovo raid israeliano contro un obiettivo in Siria: ad essere colpita è stata una base aerea nei pressi della città costiera di Latakia e, ancora una volta, sono andati distrutti missili anti-aerei a corto raggio di fabbricazione russa Sa-8, destinati alle milizie sciite degli Hezbollah libanesi. La tv panaraba al-Arabiya ha parlato di due attacchi, sempre condotti da caccia israeliani.
Si ripete quindi lo scenario del gennaio e del maggio scorsi, quando ad essere colpiti erano stati un convoglio di camion carichi di missili per gli Hezbollah ed il centro militare di ricerche di Jamraya, dove il 31 gennaio sarebbe stato ucciso il generale iraniano Hassan Shateri, conosciuto col nome di Hesam Khoshnevis. Ufficialmente Shateri sarebbe stato eliminato in Libano dal Mossad, dove era impiegato in un progetto di ricostruzione del paese, ma gli insorti hanno dichiarato in più occasioni che l’alto ufficiale dei pasdaran è rimasto ucciso nell’attacco a Jamraya e che era proprio lui l’obiettivo dei missili israeliani.
Il lavoro di intelligence e di repressione di Israele nel complicato scenario siriano va letto in chiave di prevenzione: serve per bloccare la fornitura di missili ai nemici di sempre, gli Hezbollah, nel timore che possano essere utilizzati contro obiettivi propri, come pure per ostacolare, per quanto possibile, il lavoro di intelligence degli iraniani nel paese mediorientale.
Sia gli Hezbollah libanesi che i pasdaran iraniani hanno impiegato circa 4mila uomini nel conflitto siriano a sostegno all’esercito di Bashar al-Assad ed il loro contributo è stato determinante per la ripresa del controllo su alcuni centri urbani come in giugno le città di Qusayr e di Talkalakh. Tuttavia per capire la pericolosità del supporto iraniano agli Hezbollah attraverso la Siria, basti pensare ai due droni di fabbricazione iraniana lanciati nell’ottobre 2012 e nell’aprile di quest’anno dagli Hezbollah libanesi per spiare alcuni obiettivi strategici israeliani; il secondo drone è stato intercettato dall’esercito israeliano al largo della costa di Haifa ed è stato abbattuto da un caccia F-16.
Nonostante questi fatti Israele non si è mai scagliato apertamente contro il regime di Bashar al-Assad. Tale posizione, solo apparentemente ambigua, è determinata da tre fattori:
– la sicurezza, che potrebbe essere messa a repentaglio dalle numerose ed imprevedibili milizie qaediste, come Jabat al-Nusra e lo Stato islamico dell’Iraq e della Siria (o del Levante), che oggi, avendo più volte attaccato sia gli insorti che l’esercito regolare, rappresentano il “terzo fronte”; si tratta di gruppi legadi alla jihad, votati nella causa contro israele;
– l’approvvigionamento energetico, poiché Israele importa dalla Siria il gas che viene raccolto dalle varie diramazioni ad Homs e che attraverso il gasdotto Arabico scende la Giordania fino ad Aqaba, risale il Sinai fino ad al-Arish ed arriva, attraverso il mare, ad Ashkelon;
– la questione dell’occupazione delle alture del Golan, importante riserva idrica e posizione strategica presa alla Siria con la Guerra dei Sei giorni, verso la quale Damasco ha mostrato quella tiepidezza che gli insorti hanno già fatto sapere non voler avere.
L’ultima minaccia di attacchi come quello che è avvenuto oggi risale a maggio, quando da Israele è stato detto che “siamo determinati ad andare avanti per impedire il trasferimento di armi sofisticate a Hezbollah, in quanto tale trasferimento destabilizzerà e metterà in pericolo l’intera regione”.
Era stata mossa anche una minaccia: “Se il Presidente siriano Bashar al Assad reagirà attaccando Israele, se cercherà di colpire Israele attraverso i terroristi che operano per suo conto, rischierà di perdere il suo potere, perché Israele risponderà”, ovvero “Israele ha evitato finora di intervenire nella guerra civile siriana e continuerà a seguire tale politica fino a quanto al-Assad desisterà da attacchi diretti o indiretti a Israele”.
Difficile pensare che ad al-Assad convenga aprire un fronte di guerra con Israele. Anche perché gli attacchi israeliani non sono tutto sommato diretti contro le sue forze, bensì contro obiettivi iraniani o degli Hezbollah, dai quali riesce comunque a garantirsi il supporto.