PD 100. Il drone che sta nel palmo di una mano


di Denise Serangelo –

drone pd100
Qualsiasi dottrina si voglia leggere l’unica costante che troverete sarà l’importanza inalienabile dell’informazione sul campo di battaglia. 
La superiorità informativa derivata da un lavoro di intelligence che punta alla perfezione è l’unica via per vincere una guerra. 
Secondo questo elementare principio da quasi dieci anni il programma Nano Air Vehicle o Micro Air Vehicle ha preso il via presso l’agenzia per i progetti di ricerca avanzata per la Difesa meglio conosciuta come “Darpa”.
Quello che fino ad un decennio fa era poco più che fantascienza oggi sorvola e sorveglia i nostri campi di battaglia in supporto ad operazioni altamente secretate, la guerra dei micro droni è solo all’inizio. 
La rivoluzione arriva da una compagnia norvegese, la Prox Dynamics, che ha progettato e prodotto il più piccolo Black Hornet che la storia ricordi. 
Per i più intimi amatori di questo tipo di tecnologia il nome di battesimo è PD-100 Black Hornet e le sue capacità sono pressoché uniche. 
Come abbiamo già detto i droni non annullano i problemi che l’aereonautica aveva prima della loro messa in campo. 
Certamente un drone è più silenzioso di un bombardiere in avvicinamento ma verrebbe scoperto immediatamente nel pieno del deserto, dove il rumore è minimo. 
Per non parlare della grandezza, un velivolo mediamente utilizzato come il Predator B ha una lunghezza di 11 metri, facilmente identificabile.
Questa nuova tecnologia, attualmente, viene utilizzata in zone dove, anche se avvistati, non possono arrecare danno alle operazioni sotto copertura o Imint ( Image Intelligence ). 
L’esercito americano e i Navy Seal hanno espresso a più riprese il loro disappunto per non aver ancora in dotazione un drone che gli garantisca prestazioni migliori. 
I servizi di intelligence a loro volta si lamentavano di non aver nessuna tecnologia all’avanguardia che gli fornisca anonimato e alta efficienza. 
Così nasce il nuovo filone di ricerca e progettazione per un drone che ha tutte le caratteristiche necessarie ad operare con grande facilità in azioni speciali in zone ostili. 
Piccolissimo, leggero e silenzioso deve mimetizzarsi con l’ambiente in cui dovrà operare, deve essere sostanzialmente invisibile e tecnologicamente inattaccabile. 
All’inizio della progettazione nel 2005 l’idea di fondo era quella di usare piccoli animali robotizzati che si comportassero come veicoli tattici microscopici. 
All’epoca, la tecnologia esistente, non permise grossi progressi tra l’immaginazione e la realtà. 
Inoltre gli standard richiesti dalle forze armate americane erano ferrei; il mini drone doveva avere un’apertura alare di non più di 7,5 centimetri, un sistema di navigazione automatizzato anticollisione (pensato, cioè, per volare dentro gli edifici), un potente sistema di comunicazione oltre alle telecamere di bordo.
L’investimento di quattro milioni nel progetto della Darpa ha miseramente fallito, producendo un misero colibrì dalle dubbie funzionalità.
Il mini Black Hornet invece soddisfa tutti i requisiti richiesti conquistandosi così l’appellativo di “drone dei reparti speciali”. 
Ma come potrebbe essere utilizzata una tecnologia di questo tipo, in un contesto asimmetrico come quello attuale? 
L’Is e gli altri gruppi terroristici si affidano sempre più alla rete per inviare messaggi e scambiarsi informazioni, sono in molti a sostenere che l’era delle armi “tattiche” sia finito ed è ora di pensare all’evoluzione della guerra elettronica. 
Finché la tecnologia non permetter di combattere la guerra come un videogioco, lo scontro diretto sarà inevitabile. Quando ci sarà la necessità di dover ingaggiare la minaccia è essenziale in un contesto di guerra asimmetrica avere il più alto controllo delle informazioni sul nemico e sul campo di battaglia. 
Il micro drone si colloca in questa prospettiva come una tecnologia rivoluzionaria che permetterà di avere informazioni dettagliate senza avvisare l’avversario di ciò che sta accadendo. 
Il Black Hornet mini pesa poco meno di 18 grammi ed è possibile tenerlo nel palmo di una mano. 
La durata della sua batteria è di 25 minuti dunque si presta ad essere usato con uno schieramento di forze già in assetto, pronte ad iniziare l’azione. 
La capacità di manovra è considerevole quanto le capacità comunicativa ottimale fino ad una distanza di 1.5 Km. Una distanza da record che permette di registrare video e scattare fotografie inviando i dati alla piattaforma di controllo. 
La lontananza tra l’obbiettivo e il personale in operazione è fondamentale soprattutto perché in caso di necessità si dispone del tempo materiale per poter chiamare il supporto aereo o i rinforzi prima di ingaggiare la minaccia.
La navigazione è doppia e può essere effettuata sia attraverso il sistema Gps oppure a vista, via video. 
Le fotocamere si possono muovere per meglio catturare ogni immagine ed è anche possibile registrare il sonoro. 
Una grande innovazione quest’ultima se si pensa che gran parte del processo di comunicazione lo si fa interpretando i movimenti dell’interlocutore. 
Non è fondamentale ai fini dell’operazione in se stessa comprendere accuratamente i movimenti dell’altra parte oppure di un gruppo terroristico ma per l’intelligence queste sono informazioni di grande utilità. 
Attraverso l’analisi delle immagini e della situazione registrata dal PD 100 sarà possibile individuare le relazioni che intercorrono tra diversi clan , per esempio, oppure il peso sociale che un soggetto ricopre in una riunione.
Il problema dell’autonomia è ancora da revisionare. L’attuale tecnologia delle batterie, infatti, non è abbastanza avanzata da offrire il giusto supporto energetico per missioni che potrebbero durare anche delle ore.
Le tecnologie di cui si dispone permetterebbero ai Mav di muoversi o per pochissimi chilometri o le batteria per allungare l’autonomia sarebbero gigantesche rispetto al velivolo. 
Un’idea avanzata dal Darpa, proprio per affrontare questo problema, potrebbe essere quella di un Mav in grado di poggiarsi, così come farebbe un volatile, su di un cavo dell’energia elettrica: in questo modo si potrebbe ricaricare durante la missione.
Il progetto è indubbiamente entusiasmante ma è anche altrettanto complicato. 
Il mini Black Hornet come abbiamo già detto è un drone che sarà utilizzato soprattutto per le operazioni dei reparti speciali e servizi di intelligence, il suo ruolo tattico è limitato a situazioni ben precise. 
La punta di diamante è l’apporto informativo che può portare all’intelligence per formulare l’impiego delle forze sul campo.
Le tre fotocamere danno una capacità maggiore di scatto e video, aggiungendo la fotocamera per la visibilità notturna e quella per il riconoscimento termico degli oggetti e delle persone.
Viste le dimensioni pressoché minuscole si potrebbe immaginare che il PD-100 Black Hornet sia estremamente instabile, invece è sia resistente all’acqua che capace di garantire una stabilità con “venti” tra gli 8 e i 12 m/s. 
Quello che però non è da darsi per scontato è l’uso del micro drone in ambienti altamente ostili per l’uomo. 
Non si parla solo di zone ad alto rischio ma vere e proprie aree a rischio biologico, chimico o nucleare. 
A gran sorpresa, e sotto richiesta dell’Esercito Usa, il PD 100 è stato dotato di sensori capaci di captare la presenza di sostanze chimiche vietate e nocive, il che lo rende perfetto anche per gli operatori Cbrn. 
Potrà essere impiegato per l’ispezione di impianti chimici o nucleari di cui non si conosce il grado di sicurezza e l’esempio pratico sono le industrie di dubbio utilizzo riscoperte dopo la caduta del regime di Saddam Hussein. 
Il personale militare non sempre ha la possibilità di scoprire se realmente sono utilizzate sostanze chimiche o biologiche, il Black Hornet nano è un utile alleato in questi termini. 
Nonostante tutti gli accorgimenti che possiamo fare il PD 100 potrebbe essere comunque scoperto, avrà anche la grandezza di un piccolo uccello ma a tradirlo rimarrà sempre la doppia elica. 
I progettisti hanno pensato anche a questo e si sono voluti distinguere per affidabilità rispetto agli altri droni per la sorveglianza. 
In caso di cattura questo velivolo è inutile, le immagini e le riprese video sono immediatamente trasmesse ad un ricevitore remoto che immagazzina i dati e gli elabora con i dati precedentemente acquisiti o archiviati. 
Questo significa che quando il pezzo sarà esaminato dalla controparte sorvegliata non sarà possibile scoprire cosa è stato ripreso ed inviato. 
Il PD 100 è inoltre dotato di un sistema gps che consente al drone di tornare automaticamente ad una meta pre-impostata, ad esempio la base di partenza.
Il drone può essere poi programmato per seguire percorsi predefiniti in modo del tutto autonomo, funzione che avrebbe potuto salvare in Afghanistan, sulla ring road, un gran numero di soldati, morti a causa degli ordigni esplosivi improvvisati nascosti lungo il tragitto. 
Questi ordigni costringevano all’utilizzo di un mezzo apripista che perlustrasse la strada prima del passaggio dei convogli, usare il mini Black Hornet potrebbe innalzare il livello di sicurezza su strade ad alta intensità commerciale in zone ad alto rischio. 
Sicuramente niente e nessuno potrà dare la certezza agli operatori che tutti gli ordigni saranno scoperti ma, con le numerose funzioni del drone è ipotizzabile un miglioramento delle condizioni di viaggio. 
L’autonomia di soli 25 minuti non rende il PD 100 un mezzo impeccabile, ma innalza di molto il suo valore.
Allo stato attuale il PD-100 Black Hornet è una fornitura esclusivamente militare, in dotazione alle forze speciali britanniche, che ormai da due anni lo testano nei teatri più caldi. 
E’ stata la stessa Prox Dynamic a dare la notizia che le forze speciali americane hanno iniziato ad utilizzare il loro prodotto da marzo del 2015. 
E’ stato inoltre reso noto che in futuro potrebbe essere incluso anche in dotazioni militari a livello di battaglione, con caratteristiche specifiche.
Fino a quando il prezzo di questa tecnologia (circa 40.000 dollari) non si abbasserà sarà una dotazione esclusiva dei reparti che operano in condizioni estreme.
I sensori, le telecamere e tutte le funzioni che rendono unico il PD 100 hanno un costo che fa crescere ulteriormente i costi. 
Il futuro che cambierà i nostri campi di battaglia è già arrivato ed è un futuro che sta nel palmo di una mano.