PERU’. Ecologisti, ‘leggi ‘verdi’ per regolare attività mineraria’

TMNews, 13 ago 12 –

E’ tra i Paesi più ricchi di minerali al mondo e sembra che tutti vogliano attingere a questa ricchezza: la maggior parte delle aree andine e costiere del Perù, da nord a sud, è divisa in appezzamenti concessi in locazione alle società minerarie per lo sfruttamento. Nella sola regione meridionale di Apurímac, le concessioni minerarie riguardano il 58,8 per cento del territorio; a Cajamarca nel nord, dove si trova la più grande miniera d’oro dell’America Latina, coprono il 48 per cento del territorio totale. Questa terra, però, come riportato dal quotidiano britannico The Guardian, non è un deserto di sabbia disabitato dove non cresce nulla. La maggior parte dei peruviani vive in aree rurali da cui anno dopo anno sono estratte, spesso con conseguenze ambientali e sociali, tonnellate di oro, zinco, stagno e piombo. Solo quest’anno, dieci persone sono state uccise nelle proteste contro le miniere in tre regioni del Perù, in seguito a scontri con la polizia. Le vittime più recenti, tre persone a inizio luglio a Cajamarca, si sono avute dopo mesi di opposizione alla realizzazione di una miniera d’oro da svariati miliardi, che i residenti temono possano lasciare senza acqua l’area dove l’agricoltura e l’allevamento di bestiame sono le principali attività. L’industria mineraria può portare lavoro e ricchezza alle regioni. La Newmont, società statunitense coinvolta nel progetto a Cajamarca, ha assicurato che l’estrazione di minerali non metterà a rischio l’ambiente. Ma le proteste proseguono e tutte le parti coinvolte nel cercare una via d’uscita a queste e altre controversie – governi centrali e regionali, società minerarie, residenti locali – hanno dichiarato di essere pronte a costruire un nuovo rapporto basato su fiducia e rispetto reciproco. “Abbiamo bisogno di progettare e realizzare un nuovo approccio nella relazione che le attività minerarie hanno con l’ambiente e lo sfruttamento della risorse naturali, basato su una gestione bilanciata della terra e dell’uso razionale delle risorse idriche”, ha spiegato in un recente discorso alla nazione il presidente Ollanta Humala. Un dirigente di Newmont a Lima, Carlos Santa Cruz, ha ribadito l’intenzione della sua azienda sia “ascoltare, dialogare e costruire insieme più opportunità per tutti”. E da Cajamarca, uno dei leader locali della protesta, Edy Benavides, ha parlato della necessità di evitare gli errori del passato. “Ciò che le società minerarie fanno è sfruttare e poi andarsene”, ha detto, “Quello che ci occorre è uno sviluppo che sia sostenibile per le generazioni future”. Lo scorso mese, il governo peruviano ha istituito una commissione permanente per favorire questo nuovo rapporto. Deve ancora effettuare proposte, ma José de Echave, dimessosi lo scorso anno dal ministero dell’Ambiente per la gestione delle proteste a Cajamarca da parte del governo, ha sottolineato che la commissione deve capire che in Perù come altrove è possibile fare in modo che l’industria mineraria non lasci un impatto negativo a residenti e ambiente.