di Alberto Galvi –
In risposta alla violenza tribale, la polizia della PNG (Papua Nuova Guinea) è stata autorizzata a usare la forza letale. Negli ultimi mesi gli scontri tra tribù nella provincia settentrionale di Enga, in PNG, hanno causato la morte di circa 70 persone. I gruppi per i diritti umani temono che questi poteri potrebbero essere troppo ampi.
La direttiva sulla forza letale arriva con un filmato inquietante diffuso sui social media durante il fine settimana, che mostra i corpi di tre uomini morti, nudi e legati, trascinati dietro un furgone, mentre gli abitanti del villaggio filmavano e applaudivano, nella provincia di Enga.
Il primo ministro James Marape ha descritto i disordini come terrorismo interno. Il Parlamento si riunirà in ottobre, e cercherà di modificare il Tribal Fight Act per imporre condanne all’ergastolo alle persone condannate per aver iniziato la violenza tribale. I combattimenti sono un modo tradizionale per risolvere i disaccordi sulla terra e sulla politica nelle Highlands della PNG, ma sono diventati più imprevedibili e violenti.
I disordini sono stati causati dal crollo delle gerarchie e delle regole tradizionali, dalla perdita di alcuni valori tradizionali come il rispetto per le donne e i bambini e dall’afflusso di armi moderne. La polizia è stata cauta nell’affrontare gruppi pesantemente armati, in parte a causa della mancanza di risorse, ed è invece intenzionata a bloccare i finanziamenti alle tribù.
La PNG copre la metà orientale dell’isola della Nuova Guinea, tra il Mar dei Coralli e l’Oceano Pacifico meridionale, e si trova a est dell’Indonesia. Il paese ha una popolazione di circa 10 milioni di persone, ed è una delle nazioni linguisticamente più diversificate al mondo. Si parlano più di 830 lingue indigene, anche se molte sono parlate da meno di mille persone.