Polonia. Anche la presidente della Corte suprema contro la riforma della Giustizia

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Continua a far discutere in Polonia la riforma della Giustizia, controversa al punto tale che l’Unione Europea ha avviato la procedura di infrazione prevista dall’articolo 7 del Trattato, che potrebbe privare la Polonia del diritto di voto in Consiglio.
Ad intervenire con una lettera aperta è stata questa volta la presidente della Corte suprema polacca, Malgorzata Gersdorf, la quale si è scagliata contro il governo parlando di “colpo di Stato contro uno dei principali organismi della Repubblica, non con i militari o i paramilitari, bensì con l’abuso dei mezzi legali”. “Voglio mandare un avvertimento al governo – ha continuato – : non rompa il contratto sociale scritto sotto forma di Costituzione. State camminando irresponsabilmente sull’orlo dell’abisso nel quale potrebbe precipitare tutta la nazione”.
La riforma, voluta dal partito al governo Diritto e Giustizia (Pis), pone di fatto la Giustizia al di sotto del potere politico, in quanto prevede che la scelta dei giudici della Corte suprema spetti al Parlamento (e quindi della maggioranza al potere), una forte influenza del ministro della Giustizia (e quindi del governo) sulla Corte suprema e la nomina dei presidenti dei tribunali ordinari da parte del ministro della Giustizia (e quindi del governo).
L’iniziativa di cambiare lo stato della cose spetta all’euroscettico Jaroslaw Kaczynski, leader di Diritto e Giustizia e uomo forte di cui la premier Beata Szydlo sarebbe solo un prestanome, ma già in luglio il presidente polacco Andrzej Duda, proveniente dallo stesso partito, aveva sul momento posto il veto rispedendola al Parlamento, salvo in questi giorni promulgarla.
Intanto nel paese si susseguono le proteste di piazza, ma il governo di centrodestra non ha dato segno di ripensamento.