Polonia. L’opposizione protesta alla Corte Suprema contro i risultati delle recenti elezioni

di Alberto Galvi

Nei giorni scorsi il principale partito di opposizione della Polonia il CP (Civic Platform) ha presentato una protesta alla Corte Suprema contro i risultati delle recenti elezioni presidenziali in cui il suo candidato ha perso contro il presidente conservatore in carica Andrzej Duda del PiS (Law and Justice).
La Corte Suprema ha ventuno giorni per riesaminare tutte le proteste e decretare se una di esse mina la validità delle elezioni. Ricordiamo che l’esito elettorale ha visto Duda vincere un secondo mandato quinquennale con il 51,03% dei voti, contro il 48,07% per Rafal Trzaskowski.
La protesta molto probabilmente non avrà esito positivo in quanto il nuovo presidente della Corte Suprema, Małgorzata Manowska, è stato nominato a maggio con il sostegno del partito PiS al potere, che ha anche sostenuto la rielezione di Duda.  
L’opposizione afferma che è stato ingiusto il coinvolgimento delle istituzioni statali nella campagna elettorale come nel caso della rete televisiva di proprietà statale della Polonia che hanno accusato Trzaskowski di essere pronto a inchinarsi alle richieste ebraiche, riguardo al risarcimento per le perdite dell’Olocausto.
Inoltre molti elettori all’estero non sono stati in grado di esprimere il proprio voto perché non li hanno ricevuti in tempo, a causa della scarsa organizzazione da parte delle sedi diplomatiche polacche.
Il programma del PiS e del suo leader Duda si basa soprattutto nel creare una società cattolica conservatrice e omofoba, proponendo un emendamento costituzionale che impedirebbe alle coppie dello stesso sesso di adottare bambini. 
L’altro punto cardine del programma elettorale dei conservatori polacchi riguarda la sfida con le istituzioni dell’Unione europea. Le radicali riforme del PiS sul sistema legale polacco, sono state al centro degli scontri tra Varsavia e Bruxelles.
La Commissione europea ha avviato quattro procedure legali di infrazione relative allo Stato di diritto in Polonia.
Questa soluzione ha portato la Commissione europea a decidere di attivare l’articolo 7 del Trattato dell’Unione europea sul cosiddetto processo disciplinare, con l’accusa nei confronti di Varsavia, di violazione dei suoi valori fondamentali.
Se tale processo andasse fino in fondo, si potrebbe vedere la Polonia privata dei suoi diritti di voto come Paese membro. Altre riforme che potrebbero provocare scontri con Bruxelles riguardano l’opposizione del governo polacco all’obiettivo di neutralità climatica dell’Unione europea.
La Polonia è inoltre l’unico Stato membro a non impegnarsi a limitare drasticamente le emissioni di carbonio nel vecchio continente entro il 2050.
Le divisioni politiche e sociali nella società polacca sono diventate così profonde che il PiS ha bisogno di un partito della coalizione per mantenere la sua maggioranza in parlamento.
La risicata vittoria di Duda mostra che il suo dominio è destinato a non durare troppo a lungo senza l’ausilio di nuovi alleati.
Questa preoccupante alternativa potrebbe cercare di intensificare il controllo del governo polacco sui media alleandosi con alcuni elementi di estrema destra come il partito Konfederacja.
Questo partito cerca di allearsi con gli altri partiti nazionalisti europei che sono vicini al presidente statunitense Trump, anche se gli Usa non saranno mai un’alternativa all’Unione europea per la Polonia. 
I forti legami commerciali della Polonia sono ancora con l’Europa, in particolare con la Germania. Inoltre l’Unione europea è rimasta fondamentale per il suo sviluppo, grazie all’utilizzo dei fondi comunitari di cui la Polonia ha ancora bisogno.