Putin firma il decreto di annessione della Crimea. E all’Occidente rinfaccia il Kosovo e la Libia

di Enrico Oliari

putin crimea grandeDopo aver firmato il decreto di annessione della Crimea, che, come da esito referendario (non riconosciuto da Kiev) ha scelto di unirsi alla Russia, il presidente Vladimir Putin è intervenuto davanti alle Camere riunite in assemblea congiunta affermando che “Nel cuore e nella coscienza dei popoli la Crimea è sempre stata parte inscindibile dalla Russia”.
In realtà la Penisola di Crimea venne “donata” all’Ucraina, stato che era parte dell’Unione Sovietica, nel 1954 dall’allora neo-segretario dell’Unione Sovietica Nikita Crisciov, il quale in passato era stato Primo segretario del Partito comunista ucraino: come ha spiegato poi il ministro degli Esteri sovietico Dmitry Shepilov, “Krusciov voleva, da parte sua, offrire all’Ucraina un regalo servito su piatto d’oro per dimostrare a tutta la repubblica la sua generosità e il suo interesse costante per la prosperità dell’Ucraina”.
Davanti ai parlamentari entusiasti e che lo hanno applaudito spesso, il capo del Cremlino ha spiegato che “Tutto in Crimea è intriso dalla nostra storia e gloria” e che “Sebastopoli è patria della flotta russa del mar Nero”. Ha comunque garantito che “noi vogliamo un’Ucraina forte, stabile, pacifica, non vogliamo la sua scissione né ci servono altri territori”.
Il consigliere presidenziale Yuri Ushakov, dopo il varo delle prime misure contro dirigenti russi da parte dell’Ue e degli Usa, aveva dichiarato in mattinata che “Questa storia delle sanzioni ci ha stufato. Suscita solo ironia e sarcasmo”, concetto ripreso da Putin quando nel suo intervento si è soffermato sul diritto all’autodeterminazione dei popoli, principio adottato sia dall’Ucraina per uscire dall’Unione Sovietica nel 1991, sia quando “l’Occidente ha riconosciuto legittimo il distacco del Kosovo dalla Serbia, dicendo che non c’era bisogno di alcun permesso del potere centrale”; in quest’ultimo caso per il presidente russo gli Usa fecero ricorso alla “legge del più forte” dando prova di saper ignorare, come nel caso dei bombardamenti di Belgrado del 1999 a cui seguì l’intervento armato, le Risoluzioni delle Nazioni Unite. E, per restare in materia, Putin ha voluto ricordare anche i casi dell’Afghanistan, dell’Iraq, della Libia, delle “rivoluzioni colorate”, delle Primavere arabe, oltre che l’espansione della Nato a Est.
Riferendosi a quanto accaduto nelle ultime settimane a Kiev, Putin ha detto che è avvenuto un “colpo di Stato portato avanti da forze estremiste, ultranazionaliste e antisemite”, e che le attuali autorità “non sono legittime: coloro che guidano quel Paese sono usurpatori”, per cui “abbandonare il popolo della Crimea al suo destino sarebbe stato un tradimento”.
Anche l’accusa mossa da Unione europea e Stati Uniti di aver violato il diritto internazionale interferendo in Crimea è stata respinta dal presidente russo, il quale ha affermato che “Si sono ricordati che c’è un diritto internazionale, bene. Meglio tardi che mai”. (…) “Le forze armate russe non sono entrate in Crimea, dove erano già presenti in conformità all’accordo con l’Ucraina. Non abbiamo neppure superato il limite previsto di 25.000 unità”.
Nessun accenno agli accordi firmati nel 1994, ovvero al Memorandum di Budapest, che parla di “Paesi garanti” dell’integrità e dell’autonomia dell’Ucraina in cambio della rinuncia al nucleare, ovvero la Gran Bretagna, gli Usa e la stessa Russia.
La situazione sembra essere sull’orlo di un’escalation dagli esiti imprevedibili, anche se per l’annessione definitiva della Crimea il decreto presidenziale deve essere ora convertito in legge: il governo di Kiev, guidato ad interim dal presidente Olexandr Turcinov e dal premier Arsenij Jacenjuk, teme che la Russia possa avere mire che vadano oltre la Crimea ed ha disposto la costituzione di una nuova Guardia nazionale, richiamando 40mila fra riservisti e volontari.
Dopo le prime sanzioni emesse dall’Unione europea e dagli Stati Uniti, per lo più indirizzate a politici ed a uomini della finanza, anche il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius ha confermato che “A proposito del G8 abbiamo deciso di sospendere la partecipazione della Russia e questo lascia prefigurare che tutti gli altri 7 Paesi si uniranno senza la Russia”. Il G7 si terrà con tutta probabilità a Londra e no npiù a Sochi.