Ripresi a Ginevra i colloqui sul nucleare iraniano: si punta sulla soluzione diplomatica, contraria la Francia

di Enrico Oliari –

nucleare iraniano khamenei hollande grandeSi sono riaperti a Ginevra i negoziati per il nucleare iraniano, ovvero fra il gruppo dei “5+1” (Usa, Russia, Cina. Francia, Gb + Germania) e Teheran. Si tratta del terzo incontro dopo il palese fallimento di quello di Almaty del giugno scorso e di quello di Ginevra del 7 novembre, da dove sono usciti buoni propositi su cui lavorare, ma anche voci contraddittorie sulla sua concretezza.
Già prima dell’apertura della seduta, alla quale partecipa anche l’Aiea (Agenzia atomica internazionale) e l’Ue, dalla capitale iraniana l’ayatollah Khamenei ha tuonato contro tutti affermando che le trattative di Ginevra devono avvenire “entro limiti prestabiliti”, in quanto l’Iran “non indietreggerà di una virgola rispetto ai suoi diritti nucleari”. Riferendosi al tavolo dei primi di novembre ha aggiunto che “La Francia non è solo succube degli Stati Uniti, ma si è anche inginocchiata davanti al regime israeliano”, il quale “poggia su pilastri molto deboli ed è destinato a fallire, destinato a sparire in quanto è un regime imposto con la forza e nessuno fenomeno storico emerso con la forza può durare”.
Anche il ministro degli Esteri iraniano Javid Zarif, che ha inviato un videomessaggio, ha chiesto “rispetto per la dignità dell’Iran”, in quanto “A noi iraniani l’energia nucleare non serve per entrare in un club o per minacciare gli altri Paesi. L’energia atomica riguarda il nostro sviluppo, la possibilità di decidere il nostro destino e di fare in modo che esso non venga deciso da altri”. 
E il capo della delegazione iraniana all’incontro di Ginevra ha aggiunto che i negoziati saranno “difficili e non si arriverà a nessun accordo se non saranno rispettati i diritti dell’Iran sui temi del nucleare e dell’arricchimento dell’uranio”.
Va detto che gli ispettori dell’Aiea, inviati in Iran dall’Onu, hanno valutato che gli iraniani hanno una riserva di oltre 7mila chilogrammi di uranio arricchito al 5 % e 196 chilogrammi al 20%, un valore troppo basso per costruire bombe atomiche e che la stessa quantità di materiale arricchito è ben al di sotto del limite di 240 kg indicato da Israele come linea rossa il cui superamento sarebbe intollerabile.
Inoltre è risultato che una significativa parte di quei 196 kg. arricchiti al 20% è già stata convertita in barre combustibili per la centrale di Bushehr, attivata di recente e l’unica presente nel Medio Oriente, la cui costruzione è iniziata nel lontano 1975 ad opera di ditte della Germania federale (Ag Siemens, TyssenKrupp ecc.): la Rivoluzione del 1979, la guerra con l’Iraq e le accuse della comunità internazionale di utilizzare il materiale nucleare per la fabbricazione della bomba atomica ne hanno ritardato il completamento con un continuo passaggio di mani e di contratti fra varie aziende, fino alla sovietica Atomstroyexport e poi alla Rosatom. Consegnata un mese fa, è equipaggiata con un solo reattore di tipologia VVER1000 da 915 MW; altri tre reattori non sono ancora stati completati. La centrale è stata garantita per due anni e vi sono ingegneri e personale russo per formare gli incaricati iraniani del funzionamento.
Rispetto ai tempi passati, anche recenti, il nuovo corso politico impresso dal presidente Hassan Rohani ha portato comunque a delle aperture nel consesso del “5+1”, e se la Francia rimane irremovibile nella linea dell’isolamento e del mantenimento delle sanzioni, le altre nazioni si sono dette disponibili al dialogo e quindi alla strategia diplomatica. Lo statunitense Barak Obama in particolare spinge perché l’argomento del nucleare iraniano venga trattato senza preconcetti e, possibilmente, risolto una volta per tutte: “Abbiamo l’opportunità di fermare il progresso del programma nucleare iraniano – ha dichiarato oggi da Washington – e di farlo regredire, mentre tentiamo di comprendere se potrà essere raggiunta una soluzione”.
Anche il premier britannico David Cameron, che, dopo la riapertura delle relazioni diplomatiche interrotte nel 2011 a causa dell’assalto all’ambasciata a Teheran, ha chiamato Rohani esprimere il dispiacere per l’attentato di Beirut contro la rappresentanza diplomatica iraniana, ha fatto sapere di “aver discusso dei progressi significativi avvenuti nei precedenti negoziati di Ginevra, sottolineando l’importante opportunità presentata dal nuovo round di colloqui”.
Al contrario Parigi proprio non vuole sentire parlare di atteggiamento morbido con la Repubblica degli Ayatollah e già Francois Hollande, interloquendo con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, ha dichiarato che il suo paese “non cederà alla proliferazione nucleare e continuerà a mantenere la sua posizione finché l’Iran non rinuncerà allo sviluppo atomico”, ovvero, incarnando appieno le posizioni di Israele e dell’Arabia Saudita, che “un Iran nucleare è una minaccia per Israele, per la regione e per il mondo”.