Sarkozy, l’Armenia, la Turchia

Istanbul, Avrupa, 9 ott 11 –

di Giuseppe Mancini –

L’ostilità di Sarkozy verso la Turchia è cosa nota. Ieri, in visita ufficiale in Armenia per il ventennale dell’indipendenza dall’Urss (prima tappa di un tour caucasico che include l’Azerbaigian e la Georgia), ha reiterato la richiesta di un riconoscimento ufficiale da parte turca del cosiddetto “genocidio armeno”, minacciando in caso contrario iniziative legislative contro il “negazionismo”; inoltre, ha riaffermato la sua contrarietà – nonostante la Francia abbia da sempre sostenuto il contrario, accettando formalmente la Turchia come paese candidato – all’ingresso della Turchia nell’Unione europea
La mia posizione l’ho già espressa varie volte: gli storici hanno ancora moltissimo lavoro da fare prima di ricostruire i fatti in modo intellegibile e tendenzialmente condiviso, a me comunque sembra poco serio – da un punto di vista storiografico – isolare quanto accaduto agli armeni dal più ampio contesto della disgregazione dell’Impero ottomano innescato da ultimo dalle guerre balcaniche (1912-1913); a me comunque sembra molto indisponente strumentalizzare quegli eventi per raccogliere qualche voto in più. In sostanza, io sono fortemente contrario alle cosiddette “leggi memoriali”, che reputo degne di regimi autoritari e non di democrazie liberali: e in questo caso in particolare, credo che nessun paese debba avere la pretesa – che  trovo palesemente assurda – di stabilire per legge cosa è successo – e che interpretazione dare a questi eventi – in altri paesi un secolo prima. D’altra parte, ho anche scritto come, dopo le scuse agli armeni della società civile turca (2008), il governo potrebbe fare lo stesso passo – senza entrare nel merito del genocidio/non genocidio – per le persecuzioni e i massacri che comunque praticamente nessuno nega.
In ogni caso, le risposte alle dichiarazioni di Sarkozy non si sono fatte attendere. Il ministro per gli affari europei Egemen Bağış ha parlato senza mezzi termini di iniziativa populista da campagna elettorale, inviatando Sarkozy a concentrarsi piuttosto sui problemi economici della Francia e a presentare progetti utili per il futuro dell’Europa; i ministro degli esteri Ahmet Davutoğlu ha invece suggerito che la Francia – prima di giudicare il passato degli altri – farebbe meglio a esaminare il proprio passato coloniale. Ma ho trovato particolarmente incisivo questo passaggio del comunicato ufficiale: “sarà il popolo francese a giudicare se questi approcci, basati su calcoli elettorali, sono compatibili con la tradizione democratica e con le tradizioni istituzionali della Francia.” Una lezione di democrazia in piena regola.