Se sono gli olandesi a mettersi di traverso al trattato Ue-Ucraina…

di Dario Rivolta * –

olandesi grandeGli italiani non sono mai stati particolarmente attenti alle questioni di politica internazionale, salvo si tratti di eventi cruenti o di guerre vicine. Anche quando si formano un’opinione, è ben difficile che grandi movimenti popolari si mobilitino, a favore o contro, per qualche avvenimento o decisione già presa dai nostri politici sul piano delle relazioni internazionali.
Non è così nel resto dei Paesi europei e lo dimostra un referendum popolare che si terrà in Olanda in merito al Trattato di Associazione tra Ue e Ucraina.
E’ solo da pochi mesi, esattamente dal 2014, che il parlamento olandese ha autorizzato i referendum consultivi su leggi già approvate. Quello contro il su citato Trattato è il primo che avverrà in accordo con la nuova legge.
Il documento sottoscritto dalla Commissione e dal Governo di Kiev prevede molti aspetti che hanno, comprensibilmente, indispettito molti cittadini olandesi e ne hanno spinto più di 470mila (ne erano necessari 300mila) a firmare per ottenere di poterlo rigettare: una stretta cooperazione per la convergenza delle politiche economiche, passaggi per arrivare all’eliminazione dei visti d’ingresso, armonizzazioni legislative in vari settori e in particolare nel campo dei diritti dei lavoratori, un’ampia e omnicomprensiva area di libero scambio, l’accesso alla Banca Europea degli investimenti e la modernizzazione delle infrastrutture ucraine, partendo da quelle energetiche.
Sono soprattutto gli ultimi due punti che hanno attirato l’attenzione dei sottoscrittori: si sono resi conto dei milioni di euro che dall’Europa andranno verso le casse di Kiev senza alcuna prevedibile contropartita e temono che tale flusso possa perfino ancora aumentare con un futuro ingresso formale nell’Unione.
In realtà, una contropartita per l’accordo ci sarebbe, ma è solo politica e non è affatto detto che corrisponda agli interessi europei. Si tratta, con tutta evidenza, di un’ennesima operazione anti russa, e lo ha ingenuamente ammesso lo stesso capo della Commissione Jean Claude Juncker con una battuta immediatamente stigmatizzata dai contrari al referendum. In effetti, fin dall’inizio, l’operazione ucraina era stata voluta e montata da americani, polacchi e baltici proprio in funzione anti-Mosca e gli altri Paesi europei non hanno voluto, o saputo, disubbidire. Ancora si deve capire perché mai noi europei dovremmo avvantaggiare dei golpisti ucraini contro il naturale partner economico rappresentato per noi dalla Russia.
Il quesito sottoposto ai votanti olandesi sarà: “Sei tu a favore o contro la legge che approva l’Accordo di Associazione tra l’Unione Europea e l’Ucraina?” e si terrà il 6 aprile prossimo.
Un sondaggio lanciato tra il 18 e il 28 dicembre dalla televisione pubblica EenVandaag ha dato i seguenti risultati: a favore dell’Accordo 13%, contro 51%. Gli indecisi si dividono tra il 13%, probabilmente favorevole, e il 23 che propenderebbe per la sua bocciatura.
I risultati potrebbero modificarsi durante la campagna per il voto, ma perfino gran parte della stampa locale ritiene che una maggioranza dei cittadini non approvi la ratifica già votata dal Parlamento.
Come già detto, il referendum sarà puramente consultivo, ma è ovvio che, se partecipasse alla consultazione almeno il richiesto 30%degli elettori, non tenerne conto sarebbe una palese violazione della volontà popolare. Sia il “Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia” sia i Socialisti hanno già dichiarato che accetteranno come vincolante il voto, qualunque sia il suo esito.
Anche in Italia, nonostante la superficialità dei nostri mezzi d’informazione sulla questione, le sanzioni decise contro la Russia e il nuovo Governo ucraino e non sono affatto popolari e, se lanciassimo un referendum simile, molto probabilmente la maggioranza dei votanti si esprimerebbe contro l’accordo. Purtroppo, i nostri politici che hanno ascoltato più le pretese straniere che gli interessi del Paese sanno bene che la nostra Costituzione non ammette referendum popolari su argomenti di politica internazionale o sui trattati e oggi dobbiamo subire tutto passivamente. Immaginiamo, per pura fantasia, cosa penseranno di questo Trattato i greci che, non solo stanno dando il loro sangue per pagare i loro debiti pregressi ma, dal primo gennaio, stanno, come noi, contribuendo a pagare i debiti (enormi) degli ucraini. Anche per loro un referendum sull’argomento non è possibile. Chissà come saranno felici di venirne a conoscenza!

* Già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali