Sfruttamento petrolifero dell’Artico e preoccupazioni ambientaliste: intervista a Shell

di Giacomo Dolzani

shell artic grandeLe enormi riserve di petrolio e di gas naturale presenti nella zona dell’Artico, sfruttate solo in minima parte data la loro collocazione, con il ritiro dei ghiacci della calotta polare stanno diventando ora un obbiettivo molto ambito da tutti i paesi che si affacciano su quell’area, fino a poco tempo fa di scarso interesse per il recupero di risorse prime.
Questi giacimenti stanno ora diventando sfruttabili, disponendo delle tecnologie adeguate, dalle grandi compagnie petrolifere, soprattutto quelle con esperienza nelle trivellazioni offshore.
Dopo essere stati resi noti, questi progetti hanno subito incontrato l’opposizione delle organizzazioni ambientaliste, preoccupate per le possibili conseguenze che potrebbe avere l’avvio dell’attività estrattiva in quelle aree e, soprattutto, per i danni che causerebbe un incidente, come quello della Deepwater Horizon (Bp) nel Golfo del Messico, in un ecosistema così fragile quale è quello dell’Artico.
A guidare questa mobilitazione è Greenpeace che ha lanciato su scala mondiale la campagna denominata “Save the Arctic” rivolta a fermare i progetti di trivellazione nella zona della Russia artica, varati dalla multinazionale olandese Royal Dutch Shell in collaborazione con il colosso russo degli idrocarburi Gazprom.
Tra le iniziative della Ong vi sono raccolte di firme, video diffusi in rete ed azioni dimostrative; la più eclatante è indubbiamente quella dei 30 attivisti, giunti nell’Artico con una nave battente bandiera olandese ed arrestati dalle autorità di Mosca dopo aver tentato di arrampicarsi sulla piattaforma petrolifera Prirazlomnaya, di proprietà di Gazprom, scatenando una tempesta giudiziaria e diplomatica.
Per approfondire la questione dei piani di trivellazione e sfruttamento dei giacimenti dell’Artico, Notizie Geopolitiche ha intervistato una delle compagnie promotrici di questo progetto, Royal Dutch Shell.
– Molte associazioni ambientaliste, Greenpeace in testa, hanno lanciato una campagna su vasta scala, chiamata “Save the Arctic”, contro i progetti riguardanti l’estrazione di petrolio nella zona dell’Artico definendoli “piani assurdi” che, in caso di incidenti, causerebbero danni irreparabili all’ecosistema. Qual è la vostra opinione a riguardo?
L’ Artico possiede importanti risorse energetiche e per garantire l’accesso a tali risorse servono competenze specifiche, tecnologia, applicazione dei più elevati standard di sicurezza e una profonda conoscenza delle sensibilità ambientali e sociali. La regione artica produce attualmente circa il 10% del petrolio e il 25% del gas a livello mondiale. Se sviluppate secondo criteri di responsabilità, le risorse artiche di energia possono soddisfare i bisogni e contribuire alla sicurezza energetica dei consumatori di tutto il mondo. Shell è presente nella regione artica e sub-artica dagli inizi del ventesimo secolo, mettendo a disposizione la propria esperienza, competenze e know-how nell’ambito dell’esplorazione e della produzione di idrocarburi secondo i più elevati criteri di responsabilità. Shell lavora a stretto contatto con interlocutori internazionali e locali per la ricerca e lo sviluppo di standard di sicurezza d’eccellenza. L’approccio di Shell all’esplorazione artica è allineato con i più elevati requisiti che il governo degli Stati Uniti richiede ad una compagnia leader nell’esplorazione off-shore”.
– In seguito all’interruzione del piano di esplorazione dei fondali al largo dell’Alaska, in un video diffuso di recente sul loro sito Greenpeace vi accusa di ripiegare sulla Russia artica in quanto è un paese in cui “la corruzione è diffusa” e che è teatro di incidenti frequenti; effettivamente la corruzione in Russia è un problema riconosciuto dallo stesso Putin: qual è l’impegno di Shell per evitare di cadere in tali dinamiche?
La regione artica rappresenta un’area ad alto potenziale e Shell resta impegnata a costruire un programma di esplorazione che tenga conto delle sensibilità e delle esigenze degli interlocutori locali e soddisfi i più elevati standard di sicurezza.
Stati artici come Russia, Stati Uniti, Canada, Groenlandia e Norvegia hanno deciso di sviluppare i propri programmi di esplorazione, volti a migliorare la sicurezza energetica e a favorire opportunità di sviluppo economico, invitando l’industria a mettere a disposizione le proprie tecnologie per verificare il potenziale delle nuove risorse di idrocarburi. Shell, potendo contare su cento anni di esperienza in campo esplorativo in ambienti particolarmente sfidanti, può giocare un ruolo rilevante a supporto delle politiche energetiche di queste nazioni.
Agire con integrità è alla base dei principi di comportamento di Shell; i Principi Generali di Comportamento e il Codice di Condotta di Shell fanno esplicito riferimento alle politiche anti-corruzione adottate dalla compagnia in tutti i Paesi in cui opera, che vengono monitorate e sostenute attraverso le procedure di controllo di Gruppo
”.
– Un’altra critica che viene rivolta al vostro progetto è la collaborazione di Shell con Gazprom, un’azienda accusata di lavorare con strutture obsolete e poco sicure oltre che di essere stata protagonista di diversi gravi incidenti, quali l’affondamento della piattaforma Kolskaya nel mare di Okhotsk il 18 dicembre 2011. Se un tale avvenimento dovesse verificarsi in un’area delicata come l’Artico le conseguenze sarebbero catastrofiche. Quali misure volte a garantire la sicurezza ambientale avete adottato? Avete protocolli in tal senso con Gazprom?
Shell mantiene relazioni di lungo termine con diverse compagnie energetiche nazionali, tra cui Gazprom; molti successi in ambito esplorativo, che contribuiscono a rispondere in maniera efficace alle sfide energetiche attuali, sono direttamente legati alle partnership strategiche che la compagnia ha stretto in tutto il mondo.
Nell’aprile 2013, Shell ha siglato con Gazprom un memorandum che stabilisce i principi di cooperazione per potenziali progetti di esplorazione offshore nella Russia artica; l’esperienza di cooperazione tra le due compagnie non è nuova, ma ci sono alcuni esempi passati di attività condivise come la joint venture Sakhalin- 2, uno dei progetti più vasti al mondo nel settore dell’oil&gas destinato all’export, oltre che il primo progetto di esplorazione e produzione offshore di gas per la Russia. Il progetto Sakhalin-2 ha stabilito nuovi standard nel campo della performance sociale e ambientale e della trasparenza del business in Russia. Nel 2005, infatti, sono state recepite le raccomandazioni del panel indipendente dell’International Union for Conservation of Nature e le pipeline offshore sono state modificate per evitare le aree di transito delle balene. Nel 2006, in collaborazione con IUCN, il Western Gray Whales Advisory Panel è stato incaricato di dare consulenza per minimizzare i rischi per l’habitat delle balene legati allo sviluppo delle attività nel settore dell’oil&gas. Questa partnership, inoltre, ha portato benefici sostanziali alle comunità locali attraverso programmi di social investment avviati nell’ambito della sicurezza, dell’educazione, della tutela della salute, della cultura, dello sviluppo di infrastrutture, della biodiversità e della conservazione ambientale
”.
– Shell pensa di effettuare investimenti per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla sicurezza del progetto? Una volta terminato lo sfruttamento del giacimento è previsto un ripristino delle condizioni iniziali in cui si trovava l’area?
Shell porta avanti in maniera costante attività di informazione dell’opinione pubblica secondo gli standard previsti dall’ Health, Safety and Security Environment e dal Social Performance Control Framework, le cui priorità fondamentali sono l’integrità delle strutture e la sicurezza dei processi. Inoltre, i programmi Shell di sviluppo sostenibile prevedono processi di ripristino delle condizioni iniziali in tutte le aree operative a livello globale”.