di Alberto Galvi –
Il prossimo presidente di Singapore sarà l’ex vice primo ministro Tharman Shanmugaratnam, il quale ha ottenuto il 70,4 per cento dei voti nelle elezioni del 1 settembre. Ng Kok Song, ex direttore degli investimenti del fondo sovrano GIC, ha ottenuto il 15,7 per cento dei voti, mentre Tan Kin Lian, ex capo di una compagnia assicurativa del sindacato nazionale NTUC, ha ricevuto il 13,9 per cento. Circa 2,5 milioni di singaporiani hanno votato alle prime elezioni presidenziali, contestate, in oltre un decennio.
Sebbene la presidenza sia in gran parte cerimoniale, è considerata la carica più alta. I compiti includono l’incontro con dignitari stranieri e l’osservazione di occasioni di importanza nazionale, come la celebrazione annuale dell’indipendenza del paese. In alcuni casi l’incarico comporta anche un potere di veto: in qualità di custode delle vaste riserve finanziarie di Singapore, ad esempio, è necessaria l’approvazione del presidente affinché il governo possa attingere ai fondi.
Tharman lavorerà a fianco del primo ministro Lee e del suo successore, Lawrence Wong, che assumerà la carica nei prossimi anni, anche se non è stata rivelata una data di passaggio delle consegne. Le prossime elezioni legislative dovranno tenersi entro il 2025.
Sebbene il presidente di Singapore non abbia alcun ruolo esecutivo, l’interesse per la presidenza si è intensificato a seguito di un’ondata di scandali nel governo e nel Partito d’Azione Popolare al potere, inclusa un’indagine di corruzione che coinvolge un ministro del governo.
Il presidente di Singapore resta in carica sei anni ed è eletto direttamente con voto popolare. L’ultima elezione presidenziale risale al 2011, quando l’ex vice primo ministro Tony Tan vinse per poco una corsa di quattro candidati. Quest’anno erano tre i candidati in corsa.
I candidati alla presidenza di Singapore devono aver ricoperto il ruolo di alto funzionario pubblico o di capo di una società con un patrimonio netto superiore a 500 milioni di dollari di Singapore.
