Siria. Continuano i massacri

di Mabrouk Bouchoucha –

Come è noto, la rivoluzione siriana costituisce un arresto per il treno rivoluzionario della primavera araba inaugurata dalla Tunisia, poi passata in Egitto, quindi attraverso la Libia e lo Yemen.
Già da quasi 13 mesi il popolo siriano era sceso in piazza per protestare contro il governo del presidente Bashar al-Assad, alla guida del paese mediorientale da 12 anni, successo al padre.
Secondo molti siriani, il governo di al-Assad rappresenta una continuazione dei trent’anni del governo di Hafiz al-Asad, il quale ha retto la Siria con il braccio di ferro attraverso l’egemonia del partito Bath, riconosciuto come un regime sanguinario da diversi critici politici.
E così nel marzo 2011 i siriani erano scesi in piazza per chiedere al presidente libertà ed emancipazione sociale, ma questi aveva respinto le richieste del popolo: in poco gli eventi erano precipitati ed al-Assad, per difendersi dalle minacce e far tacere gli oppositori, aveva messo in moto la macchina della repressione armata. L’esercito siriano si è adoperato così nella punizione degli insorti, servendosi di torture, rapimenti, arresti e persino di campi di concentramento dove i giovani siriani sono costretti a condizioni disumane. Le città sono state bombardate dai cannoni e non è passato giorno senza che cadessero sotto i colpi 60 o 70 siriani, numero destinato a crescere per la moltitudine di feriti e dramma che si unisce al milione di profughi che girovaga in modo disordinato per il paese.
Nonostante la censura mediatica imposta dal regime, i diplomatici sono riusciti a seguire i fatti che insanguinano la Siria ed hanno potuto constatare mediante i movimenti internazionali la volontà dell’opposizione di mettere fine agli arricchimenti del regime tramite le imposte sulle risorse economiche e finanziarie.
Per porre fine alle persecuzioni del popolo e per monitorare le azioni dell’esercito, l’Onu ha inviato un certo numero di osservatori, ma tale iniziativa non è, fino ad oggi, servita a molto, poiché al-Assad non si è fatto scrupoli di far fucilare comunque dalle sue truppe la gente comune ed addirittura ha chiesto a Kofi Annan di allontanare dalla Siria gli osservatori internazionali.
Difatti, nonostante la presenza dei controllori dell’Onu, l’esercito siriano ha ucciso nella sola giornata di mercoledì 25 aprile oltre 90 persone a Dir Esour e a Homs e 68 ad Hama; il ministro degli Esteri francese, Alin Jupé, ha chiesto una maggiore presenza degli ispettori sul territorio, da attuarsi in 15 giorni e non nei previsti 3 mesi. Mentre non è stata accantonata la possibilità di un intervento armato.