Siria. Per Bonino l’Italia non scavalcherà l’Onu: “Soluzione politica negoziata sola sostenibile”

di Guido Keller –

bonino grandeMentre alcuni paesi come l’Australia si dicono pronti a sostenere un intervento anche senza il placet delle Nazioni Unite, dove Russia e Cina detengono comunque il diritto di veto al Consiglio di Sicurezza la cui presidenza di turno da settimana prossima spetterà proprio al paese oceanico, il ministro degli Esteri italiano Bonino continua a sostenere la soluzione del dialogo e del non superamento del ruolo dell’Onu.
Anche in occasione dell’audizione davanti alle Commissioni Esteri di Camera e Senato Bonino ha affermato che “Una soluzione politica negoziata è la sola sostenibile”; infatti, sebbene l’Italia si unisca “pienamente all’energica condanna internazionale” dell’attacco chimico portato a termine il 21 agosto scorso in alcuni quartieri di Damasco “a cui dovrà corrispondere una risposta adeguata della stessa comunità internazionale”, “credo che debba essere il Consiglio di sicurezza dell’Onu ad assumersi con tempestività le responsabilità che discendono dal suo ruolo di garante della pace internazionale. Il Consiglio deve pronunciarsi in modo inequivocabile e senza distinguo”.
Ed in un’intervista al quotidiano Il Mattino, il ministro ha anche osservato che “La Siria non è il Kosovo, non è così chiaro chi dobbiamo andare ad aiutare. I gas nervini sono un`atrocità ma solo le Nazioni Unite possono arrivare a conclusioni certe”.
Nessuno scavalcamento, quindi, della funzione delle Nazioni Unite: “l’Italia – ha continuato il ministro nell’audizione – non prenderà attivamente parte ad azioni militari deliberate e attuate al di fuori del contesto del Consiglio di sicurezza, che rimane l’unico e imprescindibile quadro di riferimento giuridico”.
Non solo: Bonino ha anche spiegato che senza l’avvallo del Consiglio di sicurezza, l’Italia non concederà neppure l’uso del proprio territorio per un intervento alleato, anche se “finora non ci è stato chiesto l’utilizzo delle basi”.
Il ministro degli Esteri ha voluto comunque “sottolineare che non si tratta di una forma di scarico di responsabilità: il nostro Paese è impegnato al limite e oltre il limite della nostra capacità in diversi teatri della regione, come Libano, Afghanistan e Libia. L’impegno italiano in questi teatri è consistente e al limite delle nostre possibilità e non verrà meno”. A Il Mattino ha poi specificato che l’Italia è presente in Afghanistan con 3200 soldati, nei Balcani con 650 effettivi, nell`Oceano Indiano con più di 300 uomini, nel Sinai con 80 osservatori” e con altre presenze minori “in Libia, Somalia, Mali, Emirati Arabi, Malta etc. per un totale di quasi 6000 militari”.